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In corrispondenza del verso "Lo strale di Cupido a questo seno" è posta l’indicazione "Recit."
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
In solitarie arene
Accordò del suo core i mesti accenti
Tu che sei vera sembianza
Che far dunque poss’io ditemi o Numi?
Un Sol vagheggio e godo solo i lumi
Voi specie vermiglie
Lo strale di Cupido a questo seno
Par che porti dolcezze ed è veleno
In carcere d’argento
Vidde un Ciel che sparì provò l’Inferno
Trascrizione del testo poetico
In solitarie arene
Lidio gentile amante,
Lontano dal suo bene
Per compagni del core
Sempre vicini avea pianto, e dolore.
Ma nell’amar costante
Da un ritratto di Filli
Immerso nel martoro
Mendicava co’ sguardi il suo tesoro;
E all’armonia d’efimeri contenti
Accordò del suo core i mesti accenti.
Tu che sei vera sembianza
Di colei che bramo (oh Dio)
Non hai forza al petto mio
Darle gioie in lontananza.
Vivi sono i tuoi colori;
Ma son morti i miei contenti;
Sei di gelo a’ miei tormenti,
E pur spargi all’alma ardori.
Ti credo per vero,
Ti guardo, t’ammiro;
Ma solo martiro
Riceva il pensiero.
Ti credo per vero,
Ti guardo, t’ammiro.
Che far dunque poss’io, ditemi o Numi?
Un Sol vagheggio, e godo solo i lumi.
Voi specie vermiglie
Di gioie adorate,
Flagelli del Core,
D’amore figure,
All’alma, che pena
Dipinte portate
In vari colori
Disgratie, e venture.
Parmi aver quel che non ho
Stringo un Sol che Sol non è.
Né so dir se pace avrò,
Se confusa è la mia fè.
Lo strale di Cupido a questo seno
Par che porti dolcezze ed è veleno.
In carcere d’argento
Chiuse Lidio l’imago, e in un momento
Per dolor sempiterno
Vidde un ciel che sparì, provò l’inferno.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 35.1.22.7
Scheda a cura di Giulia Giovani