Scheda n. 239

Pianger vidi appresso al fonte
Una bella
Pastorella,
Che lagnavasi d’amor.
Ora al piano,
Ed ora al monte
Si volgeva sospirando
E ponea di quando in quando
La sua mano accanto al cor.

Pria si sciolse in querele,
Poi lacerossi il crine
Ch’era sparso di fiori,
e dolente gridò: dispera e mori.
Corse alfin su la sponda
D’una rupe profonda
Dove tra ramo e ramo,
Io stava ascoso, e ad incontrar la venni,
Volea precipitarsi, e la rattenni.
Di vergogna si tinse,
Fermò confusa il passo
E assisa tramortì sovra d’un sasso.
Volai del vicin fonte
A prender l’acque e la spruzzai di stille:
Aprì le sue pupille
Nel mio volto l’affisse
E ritornata in sé così mi disse.

Guarda l’affanno mio,
Specchiati nel mio core
Vedi che cosa è amore,
E non t’innamorar:
Che se non mi foss’io
Innamorata mai,
Non avrei pianto assai,
E non dovrei penar.