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Legami a persone
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Note
Paginazione dalla parte di Cembalo.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Vedesti amico? Invano a mezzo il verno
Vezzosette care aurette
Ah che dunque io miro
Di più bella e vaga luce
Ma quel che mi sorprende
Quel suo bello ch'incatena
La morte ha dunque ardire
Non seguirmi non guidarmi
Deh le gioie presenti
Non mi dare sì cruda ferita
Gli è ver se un Dio possente
Quel mirar la somiglianza
Di quegl'occhi divini
Viste sue luci belle
Trascrizione del testo poetico
Vedesti amico? Invano a mezzo il verno
Io mi stupia de fiori
E de precorsi albori
Or la cagion vidd’io
Nacquero e giorno e primavera e Dio.
Vezzosette care aurette
Che nel prato i fior baciate
Deh volate nel bel sen del Dio bambin,
Poi veloci a me tornate
E portate a questo core
Un sol lampo suo divin.
Vezzosette care aurette
Che nel prato i fior baciate
Deh volate nel bel sen del Dio bambin.
Ah che dunque io miro
Parmi veder quel fortunato infante
Volgami al bosco, al rio, al colle, all’antro
Io l’ho per tutto avante
Così m’appar di fuore
Quel che porto scolpito ogn’or nel core.
Di più bella e vaga luce
Febo mai non si vestì,
Di quel Nume che risplende
E ne rende pien di gioia questo dì.
Di più bella e vaga luce
Febo mai non si vestì.
Ma quel che mi sorprende
Il gran Dio delle sfere
Posar le membra sue
In paglia vil fra l’asinello e il bue
Anzi perch’eli è Nume a cenci appresso
Mostra ch’egli è quel ch’è né cerca altronde
Punto di maestà chi l’ha in se stesso
A mostrar sua possanza intera e vasta
Così Fanciul solo a se stesso ei basta.
Quel suo bello ch’incatena
Lasso a dir ch’ha da morir
Già cominciò alla sua pena
Con quest’anima a languir.
Quel suo bello ch’incatena
Lasso a dir ch’ha da morir.
La morte ha dunque ardire
Fin chi nacque immortal di far morire?
Ma da ch’egli vestì l’umana sorte
Diè l’ami ancora onde ferirlo a morte.
Non seguirmi, non guidarmi
Rio pensiero in quell’orror
Basta bene ad agitarmi
Con sue furie il mio timor.
Non seguirmi non guidarmi
Rio pensiero in quell’orror.
Deh le gioie presenti
Siano soggette ad armonie giulive
Tener lunge i tormenti
Può se vuol da se stesso, intanto ei vive
Togli al volto le nubi ed a Fileno
Fa più caro il gioir col tuo sereno.
Non mi dare sì cruda ferita,
Non mi dire la sua dipartita;
La taci e la credo,
L’asconti e la vedo,
Col labbro l’ascondi
Ma il volto l’addita
Non mi dare sì cruda ferita,
Non mi dire la sua dipartita.
Gli è ver, se un Dio possente
L’umane spoglie assume
Fuori o dentro de’ Cieli è sempre un Nume,
E quell’esser divin che in lui s’infonde
Sotto il tenero viso invan s’asconde.
Quel mirar la somiglianza
Di colui che mi creò
È un mirar che poi s’avanza
Ad amar chi si mirò.
Di quegl’occhi divini
Su dunque i giri a celebrar ti chiamo
Cantiam Fileno a tutto cor cantiamo:
Viste sue luci belle
Direm stelle le luci e non le stelle.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione V.53.11
Scheda a cura di Giulia Giovani