Scheda n. 1774

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica a stampa

Data

Data certa, 1677

Titolo

Zenobia prigioniera / poesia del Sig. Conte Gio. Battista Roscelli; [Giovanni Maria Bononcini]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Bononcini, Giovanni Maria (1642-1678)
autore del testo per musica: Rosselli, Giovanni Battista

Pubblicazione

Bologna : Giacomo Monti, 1677

Descrizione fisica

P. 17-29

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Con intrepido core. Cantata, Zenobia prigioniera

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Con intrepido Core
2.1: Tardo e affettuoso(aria, la minore, 6/4)
Roma non ridere
3.1: (recitativo, c)
Dell'Aquile Latine
4.1: Vivo(aria, sol maggiore, c)
Caddi è ver ma d'empia sorte
5.1: (recitativo, c)
Ben mendico di fasti
6.1: Spiritoso(aria, la minore, 12/8)
Ma da lacci disciolta quest'Alma
7.1: (recitativo, c)
Odi Roma i miei detti, e vergognosa
8.1: (arioso, la minore, 6/8)
Che Zenobia può sol vincer sé stessa

Trascrizione del testo poetico

Con intrepido Core
Cerca d’auree catene in Campidoglio
Premea Carro superbo
Del vinto Oronte la Reina altera
E del Romano Soglio
Cui sdegnò d’humiliar l’alma severa
A piè del trionfante
Illustrava i trofei col bel sembiante.
A sua ferma costanza
Inalzava di Roma il Popol tutto
Con inarcate ciglia archi di gloria
Essa ch’ad occhio asciutto
Sua caduta fatal mirar potea
Con magnanimo ardor così dicea.

Roma non ridere
Del mio languir
Su la ruota di fortuna
Chi fermar credè le piante
Spess’a un giro suo incostante
Cadde in grembo a rio martir.
Roma non ridere
Del mio languir.
Fors’all’alba di tue glorie
Seguirà notte d’affanni
Ch’al soffrir d’Euri tiranni
Pena facci anche il gioir
Roma non ridere
Del mio languir.

Dell’Aquile Latine
Non precorse fortuna ogn’hora il volo
Ma di mia spada ai lampi
S’arrestar su le piume e con suo scorno
Di Romane ruine
Veder d’Emessa festeggiare i Campi
Cadde vinto Eracliano e Gallieno
Benché di Roma Alcide
Lo Scettro in man vacillar si vide.
Sol d’Aureliano il Fato
Di mie vaste vitorie
Il bel flame recise
Ma s’hor piange Palmira
Mira Roma sempre non rise.

Caddi è ver ma d’empia sorte
Chi gl’insulti superò?
Spesso cede al vile il forte
Se nemico il Ciel provò.

Ben mendico di fasti
È di Quirino il soglio
Se di femina avvinta i casi rei
Son sue glorie e trofei.
E tu Cesare impara
Da mie sventure a moderar tuoi vanti
Ch’ad un variar di sorte
Spesso cangiar si vede
Un diadema Real in ceppi al piede.

Ma da lacci disciolta quest’Alma
Non cede la palma
A barbaro ardir
Se in seno costante
Ho un cor di diamante
Che sprezza il morir
Ma da lacci disciolta quest’Alma
Non cede la palma a barbaro ardir.

Odi Roma i miei detti e vergognosa
Di trionfar di fragil salma
E imbelle arrosisci e confessa
Che Zenobia può sol vincer se stessa.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Bc - Bologna - Museo internazionale e Biblioteca della musica
collocazione X.120.2

Scheda a cura di Giulia Giovani
Ultima modifica: