Scheda n. 1747

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

All’eccellentiss. Sig. Principe Camillo Pamphilio. S’applaude alla risoluzione, che giovinetto aveva di passar alle guerre di Germania

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 1-7

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Sovra fronti guerriere. Forma non specificata, All'eccellentiss. Sig. Principe Camillo Pamphilio. S'applaude alla risoluzione che giovinetto aveva di passar alle guerre di Germania

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Sovra fronti guerriere
Che non può di sudore onda corrente?
Suda tra le sue schiere
Fiero Annibal su l’Appennino algente:
Ma virtù, che non gela,
Ne’ più freddi rigori
S’anima grande faticosa anela;
Mesce fiamme e sudori;
Nutre a chioma Sidonia eterni allori.

A segreto spavento,
A novo suon d’alpine pietre infrante
Turba l’acque d’argento
Per le spiagge funeste il Tebro errante.
Già l’onde Trasimene
Con martire e cordoglio
Apron ne’ campi lor tragiche scene;
Perch’al nemico orgoglio
Cada vittima sacra il Campidoglio.

Degli estremi perigli
Già minacciano altrui l’ore vicine:
Già su ’l collo de’ figli
Veggon giogo African madri Latine.
Ma contra il furor crudo
Del barbario sdegno
Ond’armò Roma il nobil petto ignudo?
Chi del servaggio indegno
Scosse le some? e chi sostenne il Regno?

Non falangi robuste
Gravi di ferro generoso il tergo
A le ceneri Auguste
Serbar vittoriose il sacro albergo:
Non strepitoso augello;
Non sollecita cura
D’occhi vegghia in questo lato e in quello
Ma di beldade impura
Armi lascive assecurar le mura.

Giunto ne’ lieti campi
De l’ondoso Volturno il Duce invitto,
Di duo begli occhi ai lampi
Cinto di duro acciar cade trafitto.
Scosso de l’armi il pondo
Chi genuflesso al piede
Ebbe divoto e riverente il mondo;
Geme sospira e chiede
Idolatra d’amor poca mercede.

Or qui fastosa i lumi
Roma dal tuo servaggio intorno gira:
Frena del pianto i fiumi;
E di vergogna il volto accendi e d’ira.
Vedi beltà negletta
De’ trionfati imperi
Prender su ’l vincitore aspra vendetta:
Vedi scherzi leggieri
Vantar le tue vendette e girne alteri.

Ma chi sostien lo strale
Ch’a nostro duol vibra l’Idalia corda?
Saggio chi tratta l’ale
Per gire a volo o pur gli orecchi assorda.
Per le Carpatie sponde
Non così bella inganna
Fe’ mentita Sirena in mezo a l’onde;
Che bellezza tiranna
Più dolce alletta e più soave affanna.

Signor, tu, che nel core
Fiamma di gloria alteramente accendi;
Come si fugga amore
Più che da esempio altrui da te l’apprendi
Ne’ le scole di Marte
Di ferro il fianco cinto
Te chiama onor de le sue glorie a parte.
Giace qui d’amor vinto
Entro sudor guerriero il foco estinto.

Segui pur la tua stella
Ch’apre sì degno campo al tuo desire:
Odi tromba rubella,
Che l’Augusto Monarca isfida a l’ire.
Turba il Sassone infido
Sovra l’Albi gelato
D’aquila generosa il regio nido:
De le sue furie armato
Il Ciel minaccia e non paventa il Fato.

Da le Baltiche soglie
Uscito già di sua fortuna altero
Carco di regie spoglie
Trionfante sen va Sveco guerriero.
Fiamma ch’uccida e arda,
D’Euro a fiati possenti
Per acceso sentier corre più tarda:
Su le penne de’ Venti
Strali d’irato ciel volano più lenti.

Sotto insopito Cielo,
Dove raggio di sol langue e vien meno,
Tra rigori del gielo
Crebbe la fiamma ond’arde l’Istro e ’l Reno:
Fiamma che d’Aquilone
Incenerisce e scote
Con spavento mortal scettri e corone:
Viva fiamma che puote
Di pianto ai regi inumidire le gote.

Mira ne’ dubbi assalti
Le Bavariche squadre aprire i petti;
E di sanguigni smalti
In fiera guisa imporporare i letti
Entro rive sassose
Del formidato stuolo
Sente l’Isara già l’armi sdegnose
E già turba di duolo
A la Reggia di Palla il patrio suolo.

L’empia Belga omicida
Scote del suo servaggio il freno antico.
Alma venale infida
Vende torri guardate e nido amico.
Mira che già pensosa
Tra fiamme ostili e vive
Sotto giogo mortal geme la Mosa;
E con onde cattive
Sen va d’Olanda a secondar le rive.

Mira strani viaggi!
Sovra campi di gielo aprire i monti
E con novelli oltraggi
Sotto ferro guerrier curvar le fronti.
Già glorioso armati
Per le campagne Insubri
Volano, sciolti a l’aura, i gigli aurati:
Già spaventi lugubri
Scorgono di lontan regi Colubri.

Ma non turbi tua brama
Calle che faticoso il arco addita:
Placid’aura di fama
D’anima forte il nobil corso aita.
Tra duri sterpi e sassi
Porta cura non vile
Su le più chiare e erte cime i passi.
Odorato monile
Sdegna fronte regal di collo umile.

Perché miri a suoi danni
Nel sentier ch’a le glorie il cielo aprio,
Fremer belve e tiranno;
Non teme Alcidde il furor’empio e rio.
Quanto ha di fier la Terra,
Quanto d’orrendo il mare,
Quanto chiude l’inferno a lui fan guerra;
Ma con palme più chiare
Ne’ perigli virtù festosa appare.

Così tra squadre amiche
Di regie palme gloriose e gravi,
Dopo lunghe fatiche
Tornar vittoriosi i tuoi grand’avi.
Così del mar vorace
Contra l’onde rubelle
Ce’ suoi guerrieri Argo sen corse audace:
Sprezzò nembi e procelle;
E trovò chiaro in ciel porto di stelle.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.1

Scheda a cura di Nadia Amendola
Ultima modifica: