Scheda n. 1571

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1709

Titolo

La Lucretia Cantata Del Sig:r G. Hendel

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Händel, Georg Friedrich (1685-1759)
possessore: Ruspoli, Francesco Maria (1672-1731)

Fa parte di

Redazione

Roma : copia di Francesco Lanciani, 1709

Descrizione fisica

C. 5-16

Filigrana

Non rilevata

Note

HWV 145; fattura del copista dal 31 Agosto 1709.

Titolo uniforme

Oh numi eterni, oh stelle. Cantata, La Lucrezia

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Kirkendale 2007b: Doc. 35

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, fa minore, c)
Oh numi eterni, oh stelle!
2.1: Adagio(aria, fa minore, c)
Già superbo del mio affanno,
3.1: (recitativo, sol minore, c)
Ma voi forse nel cielo
4.1: (aria, do minore, 3/8)
Il suol, che preme,
5.1: (recitativo, c)
Ah, che ancor nell'abisso
5.2: Furioso(arioso, si♭ maggiore, c)
Questi la disperata anima mia
5.3: Adagio(recitativo, c)
Ma il ferro, che già intrepida stringo
5.4: (arioso, sol minore, 3/4)
Alla salma infedel porga la pena
6.1: Sostentato(recitativo, sol minore, c)
A voi, padre, consorte
7.1: (arioso, fa minore, c)
Già nel seno comincia

Trascrizione del testo poetico

Oh numi eterni, oh stelle!
Stelle, che fulminate empij tiranni,
Impugnate a miei voti horridi strali.
Voi con fochi tonanti
Incenerite il reo Tarquinio e Roma.
Dalla superba chioma
Omai trabocchi il vacillante alloro.
S’apra il suolo in voragini. Si celi
Con memorando esempio
Nelle viscere sue l’indegno e l’empio.

Già superbo del mio affanno,
Traditor dell’honor mio
Parte l’empio, lo sleal.
Tu punisci il fiero inganno
Del fellon, del mostro rio,
Giusto ciel, parca fatal.

Ma voi forse nel cielo
Per castigo maggior del mio delitto
State otiosi, ò provocati numi.
Se son sorde le stelle,
Se non m’odon le sfere,
A voi tremende deità
Dell’abisso mi volgo.
A voi, a voi s’aspetta
Del tradito honor mio far la vendetta.

Il suol, che preme,
L’aura , che spira
L’empio romano,
S’apra, s’infetti.
[Se il passo move]
Se il guardo gira,
Incontri larve,
Ruine aspetti.

Ah, che ancor nell’abisso
Dormon le furie, i sdegni e le vendette.
Giove dunque per me non ha saette
E pietoso l’inferno?
Ah, ch’io già sono in odio al cielo, a Dite:
E se la pena
Non piomba sul mio capo,
A miei rimorsi
È permesso il poter di castigarmi.

Questi la disperata anima mia
Puniscan, sì, sì.

Ma il ferro, che già intrepida stringo,

Alla salma infedel porga la pena.

A voi, padre, consorte, a Roma, al mondo
Presento il mio morir. Mi si perdoni
Il delitto essecrando, ond’io macchiai
Involontaria il nostro honor. Un’altra,
Più detestabil colpa
Di non havermi uccisa
Pria del misfatto, mi si perdoni.

Già nel seno comincia
A compir questo ferro i duri uffitij.
Sento, ch’il cor si duole
Più del dolor di questa
Caduta invendicata,
Che dell’orror della vicina morte.
Ma se qui non m’è dato
Castigar il tiranno, opprimer l’empio,
Con più barbaro esempio,
Quand’ei sen cada estinto,
Stringerò a danni suoi mortal saetta
E furibonda e cruda
Nell’inferno farò la mia vendetta.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.1898.2

Scheda a cura di Berthold Over
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