Scheda n. 1520

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1708

Titolo

Gennaro 1708 / Cantata à Voce sola / Con violini / Musica dell’Ill.mo Barone di Astorga

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Astorga, Emanuele d’ (1680-1757)

Redazione

Roma : copia di Francesco Lanciani, gennaio 1708

Descrizione fisica

1 partitura (44 c. non numerate)

Filigrana

Non rilevata

Note

Rilegatura nuova. Copertina vecchia esistente: copertina di cartone bianco, titolo: "Cantata à Voce sola / dell’Ill.mo Baron de Astorga", vecchia segnatura: S.1.D.1.27. La cantata è stata composta o/e regalata da Astorga al Marchese Francesco Maria Ruspoli.

 

Si tratta del lamento di Ottavia moglie di Nerone prima di essere mandata a morte.

Titolo uniforme

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: Introduzione - Allegro(introduzione strumentale, si♭ maggiore, 3/4)
1.2: Largo(introduzione strumentale, re maggiore, c)
1.3: (introduzione strumentale, si♭ maggiore, 2)
2.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Presso i momenti estremi
3.1: A tempo giusto(aria, re minore, 3/4)
Crudo sposo, empio consorte
4.1: (recitativo, c)
Per te, crudel, per te posi in oblio
5.1: (aria, do maggiore, 2)
La sorte bella
6.1: (recitativo, c)
Qual fè, qual legge Amore
7.1: Aria affettuosa(aria, re maggiore, 12/8)
Ricordati, crudele
8.1: (recitativo, c)
Spergiuro, ingannator, perfido, ingrato!
9.1: A tempo giusto(aria, si♭ maggiore, 12/8)
Veder l'amato bene

Trascrizione del testo poetico

Presso i momenti estremi
Di sua vita infelice
Di Neron la consorte
Sfoga il suo duolo in questi accenti e dice:

Crudo sposo, empio consorte,
Se la morte, di chi t’ama,
È la brama del tuo core,
Ecco il sen ferisci ingrato.
Questo sen ferir dovrai,
Ov’impressi ogn’hor vedrai
La costanza et il valore
D’un amore sventurato.

Per te, crudel, per te posi in oblio
Del genitor la legge e del germano
E fù legge al cor mio
Tuo desir inhumano.
Mirai con ciglio asciutto
Le gioie d’Himeneo colme di lutto
Ed à temprare il natural dolore
Fù sol bastante il mio costante amore.

La sorte bella
Di questo core
Era il fulgore
Del tuo sembiante.
La mente ancella
Sempre seguiva
Di riva in riva
Tuo passo errante.

Qual fè, qual legge Amore
Non impresse nel mio misero core?
Tu solo eri l’oggetto
Caro, amato e diletto
Di tutti i miei pensieri.
E dove tu non eri,
Non seppe trovar pace il mio desire.
Ed hor gli sdegni e l’ire
Saran giusta mercede
A tanta mia costanza, a tanta fede?

Ricordati, crudele,
Tu mi dicesti ogn’hor:
Cara t’adoro.
Et io risposi all’hor:
Sarò sempre fedele
Al mio tesoro.

Spergiuro, ingannator, perfido, ingrato!
Così mandi in oblio
Le tue promesse, i giuramenti e i voti!
E ti sostiene il suolo,
Non ti fulmina il cielo?
Ah, sposo rio, svenami pure il core,
Ove il sembiante tuo scolpì l’amore.
In tanti affanni e guai
La morte, che mi dai,
È forse refrigerio al mio tormento,
Perché mi toglie almeno
Di mirare i trofei del tradimento.

Veder l’amato bene
Per altro amor languir
È pena del morir
Più forte e ria.
A tutte l’ore viene
A tormentare il cor
Col suo fiero rigor
La gelosia.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.207

Scheda a cura di Berthold Over
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