Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Testo messo in musica dal Prior Giovanni Fil. Angeli
Titolo uniforme
Bibliografia
Trascrizione del testo poetico
Strana la Dea triforme
Fra le candide ancelle
Per privarci del bel che na(c)que in Delo;
E di Piroo su l’orme
Che già nitrìa per calpestar le stelle
Con gelosia del sol lasciava il cielo:
Intanto Armindo offeso
Dagli strali d’amore
Così disacerbò le fiamme al core:
Vedrò fra poco giungere
Del giorno la foriera;
Ed io che resto solo
Fra l’ombre del mio duolo
Son condannato a piangere
Del cor l’eterna sera.
2.a
Vedrò fra poco ridere
Nel ciel la bella aurora;
E a me che piango sempre
L’orror di cieche tempre
Convien l’alma distruggere
E odiar la luce ancora.
Mio bene, idolo amato
Tu che al mondo nascesti
Sol per farmi morire,
Perché d’un sen piagato
Le speranze tormenti;
Perché inganni il desire
Che al tuo nome fidò del cor gli eventi.
Quando seppe il dio di Gnido,
Che di Cinthia il nome ottenne
La beltà che mi piagò
Egli venne
E mi disse: o amante fido
Endimione io ti farò.
2.a
Da quel dì se mai li chiedo
Nel martir che all’alma infonde,
Qualche raggio di pietà
Mi risponde
O non voglio, o non credo
O non deggio, o pur sarà.
Con ragione o crudel tu mi trafiggi
Mentre sol per mio danno
Della Dea faretrata il nome avesti,
De tuoi vari attributi
Spesso mi dolgo o bella;
Fra gli astri io ti vorrei, non tra le piante,
Se cacciator non sono, e nacqui amante;
Ma tu troppo inumana
Cinthia ti chiami, e sei per me Diana.
Se de boschi sei rigido Nume
Perché porti negl’occhi le stelle
Lascia quella
Nel tesoro nativo del lume
O pur cangia gli strali in facelle.
2.a
Se di Delo sei fulgida prole
Perché dunque per me non risplendi:
Rendi rendi
Quell’ufficio che usurpi del sole
O consola quell’alme che accendi.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Vat. lat.
collocazione 10204.38
Scheda a cura di Teresa Gialdroni