Scheda n. 13060

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa ponte, 1700-1735

Titolo

Cantata del Signore Clemente Monari

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Monari, Clemente(1660 circa - dopo il 1728)

Fa parte di

Redazione

Copia

Descrizione fisica

P. 219-228

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, C)
Spargea de' primi albori
2.1: Andante(aria, do maggiore, C)
Dolce troppo e troppo cara
3.1: (recitativo, C)
Sì, sì, quel foco istesso
3.2: (arioso, la minore, 3/2)
Alimenti la pira ed il martoro
4.1: Allegro(aria, mi minore, C)
Voglio cara dai lumi amorosi
5.1: (recitativo, C)
Ma supplice negletto
6.1: Allegro(aria, la minore, 6/8)
Splenda ver me seren
7.1: (recitativo, C)
Tacque l'afflitto amante
7.2: (arioso, C)
Sperava indarno ad implorar le stelle

Trascrizione del testo poetico

Spargea de’ primi albori
sovra i campi del ciel luce bambina
tesoriera di aurora e sonacchio
se non punte ancor
dal balenar del sole
dormian vestite in grembo al suol le rose;
pallide le viole colorian le cervici,
e apriva il giglio nelle foglie intatte
al rugiadoso umor bocche di latte.
Quando farfalla amante
Tirsi gentil di Cloride tiranna,
all’adorata soglia
esprimendo del sen le pene atroci
epilogar pretese
i martiri amorosi in queste voci:

Dolce troppo e troppo cara
è la face del mio ardore.
Ma fenice questo core
in faccia al mio bene
su rogo di pene
a ravvivarsi ancor morendo impara.

Sì, sì, quel foco istesso,
che dalle tue pupille arcier ardente
venne a ferirmi immortalmente il core,
a quest’alma innocente
mantien con fiamma alterna
del mio rogo vital la face eterna.
Resta ch’un raggio solo
di te mio ben di te mio sol che adoro
alimenti la pira ed il martoro.

Voglio cara dai lumi amorosi
un sol sguardo, solo, solo
un sol sguardo per bearmi.
E se pure ai miei riposi
ostinata è la pupilla
da quel ciglio che sfavilla
vibra un dardo a saettarmi.

Ma supplice negletto
crudele alla mia pena,
beve guinci l’arena i voti miei,
e quindi spargo all’aure i preghi accesi;
purtroppo oh Dio, t’intesi;
tu mi negasti un sguardo anzi un sol raggio
di quegli astri d’Amore
e dio, per gran tormento
in braccio alla mia morte ho vivo il core.

Splenda ver me seren
con lucido seren
dei tuoi begl’occhi il sol
e coi sospiri al cor
o accrescerò l’ardor
o darò pace al duol.

Tacque l’afflitto amante
e la barbara Clori
mostrò ch’a gran ragion sospese i raggi
di quelle luci peregrine e belle;
che se al rogo amoroso un sol chieda
sperava indarno ad implorar le stelle.

Paese

Germania

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Bsb - Berlin - Staatsbibliothek zu Berlin Preussischer Kulturbesitz
collocazione Mus.ms. 30074/39

Scheda a cura di Roberto Scoccimarro
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