Scheda n. 12899

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

Afflitto sconsolato per solitaria arena

Presentazione

Partitura

Fa parte di

Redazione

Copia

Descrizione fisica

C. 56v-66v

Filigrana

Non rilevata

Note

L'aria "Quando havran fine quando" è un lamento su tetracordo discendente. Lo stesso testo è stato messo in musica da Mario Savioni (cfr. I-MOe Mus. G. 202).

Titolo uniforme

Organico

S, bc

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (C)
Afflitto sconsolato e solo
2.1: (aria, do minore, 3/2)
Quando avran fine quando
3.1: (recitativo, C)
Ma che voi pur tacete
4.1: (aria, do minore, 3)
Dunque che più tardate
5.1: (recitativo, C)
tacque il misero intanto
6.1: (aria, do minore, C-3)
Non ti dia noia il piangere

Trascrizione del testo poetico

Afflitto sconsolato
Per solitaria arena
Tutto duol tutto pena
Movea languidi passi un sventurato
Contro Amor contro il fato
Che li destaro in sen folli desiri
Esalando sospiri
Dall’infocato labro in tali accenti
Palesava il tenor de suoi tormenti:

Quando havran fine quando
Cielo Amor le mie sventure
Condennato a rie sciagure
Vivrà dunque il mio cor sempre penando.

Dite quando il bel rigore
Di colei che mi piagò
Per pietà del mio dolore
Trasformarsi in contento io mirerò.
Rispondete esser mai può
Che piangendo a i rai d’un volto
Quel piacer ch’oggi m’accolto
Potrà mai godere un dì
Dite almen dite di sì.
Se di sì voi mi direte
Care pene amati affanni
Dolci inganni
Qui v’aspetto nel mio petto
Tutti tutti hor hor scendete
Pur ch’io goda un sol dì
Duol non pavento
Vale un mondo di pene un solo contento.

Ma che, voi pur tacete
Né risponder volete
Ahi che il vostro silentio io ben comprendo
Sete muti e v’intendo
Penar sol per morire a me conviene
Chi ha contro il cielo e Amor non speri bene.

Dunque che pur tardate
Pene pianti martiri
I miei lunghi deliri
Con estreme ruine accompagnate
Che più tardate
Non si nieghi ogni pena a cor dolente
È pietà dar la morte ad un languente.
Questo sol numi crudi io vi dimando
Ma quando sarà ma quando

“Si suona”

Tacque il misero e intanto
Più loquace di lui parlava il pianto
Mentre del suo martir reso pietoso
Con la linguaggio [sic] festoso
Acconsentendo il ciel col suo splendore
Sì disse all’infelice il cieco Amore

Non ti dia noia il piangere
Crudeltà ch’ha il cor di smalto
Delle lagrime all’assalto
Credi a me si deve frangere
Non ti dia noia il piangere.
È decreto delle stelle
Ch’in amar provino l’alme
Le sue calme
Solo in grembo alle procelle
Il destino Amor lo vuole
Chi desia gioir sempre si duole.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PS - Pistoia - Biblioteca dell'Archivio Capitolare del Duomo
collocazione B 290-1.12

Scheda a cura di Teresa Gialdroni
Ultima modifica: