Scheda n. 12649

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo a stampa

Data

Data certa, 1677

Titolo

Spiega Eurillo le brune, ma bel- / lissime fattezze della sua Clori. / Canzone.

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

autore del testo per musica: Scalera Stellini, Maria Antonia

Descrizione fisica

P. 122-127

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Bibliografia

Guida 2014: p. 85-86
Liuzzi 2003: p. 34, 40, 42, 50

Trascrizione del testo poetico

Già che su l'erte cime
Non può d'egro cadente
Poggiar lo stanco più con franca lena
In queste oscure, et ime
Valli d'alma languente;
Deh scendi o Clio, a raddolcir mia pena;
All'arida mia vena
Spruzzami d'Elicona il sacro humore;
E di tua cetra le famose corde
Rendi al mio dir concorde
Da spirto al canto, et allo stile valore,
Ch'all'ombra io vuo' lodar di questi faggi
Bellezza fral, ch'offusca al sole i raggi.

Natura in Clori unio
Fattezze uniche, e sole,
Ch'a natura dan vita, e morte all'arte.
Sì dolce al guardo mio
Si scopre il mio gran sole,
Ch'ebbro di gioia da me il cor sen parte.
Il bel, che 'l ciel comparte
In mille belle in un sol bello è accolto,
Con cui contende in vano,
Ogni pregio sovrano,
Che pinger suol amor su 'l ciel d'un volto.
Il labro, il seno, il crin arde, e fiammeggia,
L'occhio, il ciglio, ed il volto arde, e lampeggia.

Fu suo pregio verace,
Ch'in bruno volto fisse
Forme sì peregrine il mondo, e 'l cielo;
Ch'alla diurna face
Non rende infausta ecclisse
Di nuba opaca il tenebroso velo;
Non caligine, e gelo
Quel fosco ciel ne la mia mente infonde,
Ma solo ardore, e luce
D'amor, la speme adduce;
Ch'in quei lucidi nembi Amor s'asconde.
E, qual Giove novel, da quei pallori
Scocca saette, ed incatena i cori.

In queste piagge apriche,
O quante volte io vidi
Innamorarsi il ciel d'ombre sì belle
Ombre d'amore nemiche,
Chi fia, che non gli invidi,
S'or compagne del sol fugan le stelle?
Ne di cui raggi anch'elle
Fan chiara pompa con rossor del giorno;
E se dal fosco viso
Esce lampo di riso,
D'indiche gemme apre un tesoro adorno,
Indi, qual maga ne' ridenti campi
Incanta, e fura i cor, tra nubi, e lampi.

Non lusinga, né cura
Le sue bellezze altere
Di vil fregio arricchir con mano industre,
Fallace pregio oscura
Quelle bellezze vere,
C'han fede all'alma, e fan il nome illustre.
Non vuol Clori ch'illusire
Mentiti rai, raggio, che 'l sol arretra.
I pennelli fallaci
Cangia in reti tenaci,
Ed è sua pompa il dardo, arco, e faretra,
E tra gli horror di sì beate selve,
Fa caccia d'alme nel ferir le belve.

Volea seguire l'infelice Eurillo
Con l'aonio favor sì dolce canto;
Quando da quei recessi
Fuor del covil degli aristarchi istessi
Uscì crudo mastin, che voce, e vanto
Tolse al cantor col morso suo feroce.
Ch'anche alle dee vicine invidia nuoce.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale
collocazione 71.11.A.4.112

Scheda a cura di Giovanni Tribuzio
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