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Lamento di Solimano re di Nicea per la morte dell'amato Lesbino. Episodio tratto dal canto IX della Gerusalemme liberata.
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Repertori bibliografici
Descrizione analitica
A difender le mura dell'antica Sionne
Quando ahi vista crudele
Lesbino ahi qual ti veggio pallido
Per che non v'ecclissate
Anzi come il soffrire
Io che nulla prezzai
Lesbino mio dolcissimo
Ma cessi il pianto hormai
Ire implacabili, sdegni terribili
Udite udite ò cieli ò Dei
Trascrizione del testo poetico
A difender le mura
Dell’antica Sionne
Che di già deplorava
Nella caduta sua
L’eccidio universale
Dell’afflitta Giudea
Stava il Re di Nicea
E con invitto cor con petto forte
Sprezzava i rischi e non temea la morte.
Quando ahi vista crudele
Vista che trasse fuore
Del suo barbaro core
Fra singulti e lamenti
Un sospiro infocato e tali accenti:
Lesbino ahi qual ti veggio
pallido esangue in sul bel fior degl’anni
Mentr’avido di gloria
Con l’armi e con gli amori
Predar credevi in doppi modi i cori.
Grandine acerba in sul fiorir t’estinse
Le tue vermiglie gote
Fecer vana difesa
E in van la bella destra il ferro strinse
Ma volle iniqua sorte
Il bel campo di Marte
Divenisse per te campo di morte.
E non puote il tuo core
barbaro feritore
Del mio caro Lesbino il bel sembiante
Render pietoso almen se non amante.
Perché non v’ecclissate
Miei lumi instupiditi
E voi spirti smarriti
Così m’abbandonate?
Anzi come il soffrire o spirti o Numi
Di Solimano invitto
Se a vendicar la morte
Dell’estinto garzon sete più tardi
Miei lumi spirti miei sete codardi.
El consentiste o Cieli?
El commandaste o stelle?
El permetteste o Numi?
A che sparger più fiumi
A che arder più facelle
Sopra de nostri altari o Dei crudeli
Se con barbara legge
Nell’età più fiorita
A me togliesti il core a lui la vita.
Io che nulla prezzai
Del vasto regno mio l’ultimo scempio
Io che già mi vantai
D’immutabil costanza esser esempio
Misero Solimano ecco rimango
Spettatore infelice
Di sì barbaro evento
El mio fiero tormento
Nell’altrui morte io piango.
Lesbino mio dolcissimo
Mai più ti rivedrò
E con dolore asprissimo
Sempre ti piangerò.
Ma cessi il pianto hormai
Ceda l’affetto alla vendetta il campo
Ire implacabili
Sdegni terribili
Erinni horribili
Inesorabili
Versino nel mio seno
Vendetta crudeltà fuoco veleno.
Udite o cieli o Dei
Ciò che giura e promette
Il feroce soldano il re niceno
Se mai virtù non manca
Se il vigor non vien meno
Se tu pur sei qual fosti o braccio invitto
Giuro veder trafitto
Giuro aprire il seno
Giuro svellere il core
All’indegno uccisore
Che solo a me s’aspetta
Dell’amato Lesbino l’aspra vendetta.
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collocazione Rès. Vm7. 639.2
Scheda a cura di Valerio De Santis