Scheda n. 12304

Ch’io viva in tante pene
Né ceda a tanti guai
Miracolo è d’amor che mi sostiene
Per farmi scopo di miseria estrema
Mi trasse il mio destin lungi da Fille
Non perché pianto io stilli
Questi dolenti miei miseri lumi
Avien che si consumi in parte almen
Del crudo ciel lo sdegno
Che per render più fiera
L’accerba pena mia
Fa con la lontananza
Armarsi a danno mio la gelosia.

Basta dir perché sia misero
Ch’il mio core è geloso in lontananza
Questo doppio aspro martire
Darà fine al mio languire
Già che morta è la speranza.

È ver che acceso d’amoroso foco
Fille pria ch’io partissi
Giurò stabile fé costanza immota
Ma oh Dio che appena sciolto avrò dai lidi
I primi passi all’onde
Che d’altero amante in seno
Scordate havrà promesse e giuramenti
E voi barbari venti
Perché mi rapiste
A quel unico ben che apprezzo tanto
Di sospiri e di pianto
Già non si sazia al mio destin crudele
Non perché io pianga ogn’ora
Posso impetrar che a lei
Mi doni ritornar pria che mora.

Se a far pago del fato lo sdegno
La mia morte bastante sol è
Lieto incontro l’estremo mio danno.
Così almeno di morte nel regno
Liberata sarà la mia fé
Da un impero sì crudo e tiranno
Da un sospetto sì crudo e tiranno.