Scheda n. 12017

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1700

Titolo

In solitaria parte

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Cantate da camera (n. 11986/14)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 155-172

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, mi minore, C)
In solitaria parte lieto vivea
2.1: (aria, mi minore, C)
Se fugaci son queste onde
3.1: (aria, mi minore, C)
Corre l’onda e più non ripar
4.1: (aria, mi minore, C)
Da piacer vani e fugaci
5.1: (aria, si minore, 3/2)
O cari arboscelli
6.1: (aria, mi minore, 3/2)
Ma poi che sarà
7.1: (recitativo, mi minore, C)
E ripieni d’horrore
8.1: (aria, si minore, 3/2)
O speranze adulatrici
9.1: (aria, mi minore, C)
Molto più detto havria quel saggio cuore

Trascrizione del testo poetico

In solitaria parte
Lieto vivea dalla città lontano
Romito habitatore
E dal colle scendendo un giorno al piano
Presso un rivo facendo
Da quell’onda rapito il piè fermo
Poi discolta la voce
Affissando il pensier così parlò:
Su queste piagge herbose
Fra queste herme pendici
Trarre spero una volta indi felici
Le limpide correnti.
Col mormorio sonoro
De liquefatti argenti
Saran del viver mio dolce ristoro
Quivi sovente miro
Dentro a quell’onda istessa
Dell’humane vicende
Quasi in nuovo esemplar l’imago espressa.

Se fugaci son queste onde
Al soffiar d’aura gradita
Ahi cossì di nostra vita
Fugon pur l’hore gioconde
Ahi cossi di vostra vita
Fugon l’hore gioconde.

Corre l’onda e più non ripar
Quel bubrico sentiero
Tal veggio Io ch’appunto è vero
Ch’il diletto ha l’ali al piede,

Da piacer vani e fugaci
Io rimiro i folli amanti
E quei labili diamanti
Per me son specchi veraci
Ma mentre pur rivolgo gli occhi intorno
E di freschi smeraldi miro adorni
Infin del mio soggiorno
Delle chiare onde al suono
Tutto intento al mio dir cossì ragiono
Crescete Herbette ridenti
Di gioie e contenti
L’imago voi siete.

O cari arboscelli
Mio dolce diletto
Amato ricetto
De garruli augelli
Con placidi inviti
Se l’occhio s’aggira
A chi li rimira
Quei rami fioriti
Son placidi inviti.

Ma poi che sarà
D’un cielo severo
Con rigido impero
Languir mi farà.

E ripieni d’horrore
D’aspro verno il rigore
A cui lascerà solo
Le vostre spoglie inaridite al suolo
Cossi dunque l’asprezza
Da tanti cor malvaggi
Un fallace splendore
Di caduca bellezza e della gloria
I raggi sospirati cotanto son
Con misero incanto
Ch’il core acciaca e la nost’alma ingombra
E spinto sono a correr dietro a un ombra.

O speranze adulatrici
Il mio sen più non v’accoglie
Son lontane le mie . voglie
Da sembianze ingannatrici.

Molto più detto havria quel saggio cuore
E qual da vago fiore
Sugge pregiato miele ape ingegnosa
Tal ei da quelli ogetti
L’alme accendea di generosi affetti
E per gl’occhi sovente
Con sagace virtù nutria la mente
Ma riposando il fianco
Non lungi dalle sponde
Del cristallino rio
Di quelle placid’onde
Al dolce mormorio
Scherzando aurette amene
Con un soave sonno
Chiuse i lumi felici.
In quelle arene.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 55 [olim 60.1.48].14

Scheda a cura di Anna Lucrezia Tosiani
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