Scheda n. 12010

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1700

Titolo

Udite le querele d'un infelice amante

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Cantate da camera (n. 11986/7)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 60v-73

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, fa maggiore, C)
Udite le querele d’un infelice amante
2.1: (aria, sol minore, C)
Seguii non dirò anni
3.1: (recitativo, sol minore, 6/4)
Né cessar le risposte a mille a mille
4.1: (aria, fa maggiore, 6/4)
D’un tanto fetore

Trascrizione del testo poetico

Udite le querele
D’un infelice amante
Che doppo haver servito
Lilla che tanto amò fido e costante.

Tradito pentito
D’un detto li si
Semivivo dal duol canta così.

Seguii non dirò anni
L’ombra d’un f[ol]to crin e le vestigie
D’un volto la beltà
Di colei che sì bella
Parea agl’occhi miei
Che fatto a lei soggetto il pensier mio
La stimò dea madre d’amor al Dio
Fur d’amor principii
Mille saluti e cenni
Poscia si fe' la penna
Straniera ambasciatrice
Che suora carta a volo
Sapea ridìre io per te Filli morò.

Né cessar le risposte a mille a mille
Venir senza dimora
Corrispondendo alle risposte amore
Al fin con il soffrire
Arrivai al desire [?]
E mentre Febbo all’occidente cade
Amor impennò l’ale
E fe' dirmi da Filli: amico sale
Gionto là nel albergo
Ove giacea la bella
Qual timoroso amante
Fuor di sé titubante
Scorgendo in suo poter l’amata sola
Non ardì proferir punto parola
Tolto il russor dal volto
Con ligami d’amore
Gustai de labri suoi il bel cinabro
Et accesi i nostri amori
Al fuoco sol d’un lume
E pria di lei men andai sovra le piume
Segue a mio pro, bella d’amor la scola
Deposto il guard’infante
Che da colui vien detto guardia fante
Non già guarda difetto
Comparse non più donna
Ma fantasma bensì cinta di gonna
Poscia di scalza il piè
E quando una gigante ei sia mi credo
Mezza di legno a trasformarla io vedo
Anzi la stimai ombra
O ver furia d’Averno
Venuta dall’inferno
Doppo un fragil vetro ella riposa
E quando natural mi credo il crine
Era finta piuma
Che di posto capello havea ricinta
Ed un ritorto velo
Si ripose al capo
Per non havervi un pelo
Né fini di costei
Altro magior inganno a gl’occhi miei
Quando alabastrino il dente stimo
Dalla medesma vedo
Torsi via dalla bocca
Al fin di quella sera
Una ganassa intiera
Dopoi senza’intervallo
un occhio si cavò di fin cristallo
All’hor la maraviglia
Mi fe aghiacciar il cor e arcar le ciglia
E dopo il lume ascoso
Venne in letto a riposo
E mentre nelle piume io lasso stavo
Sento di carte un gran susuro o moti
All’hor dissi: che fai
Mio ben che non vien mai
Flebile disse quella
Medico vita mia la fontanella.

D’un tanto fetore
Risorgo dal letto
Né penso al diletto
Scordato d’amore.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 55 [olim 60.1.48].7

Scheda a cura di Anna Lucrezia Tosiani
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