Scheda n. 11900

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

Graziani / Cantate Antiche / Sinfonia

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 1-19v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

2 soprani, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Amato 1998: P. II, 2

Descrizione analitica

1.1: (sinfonia, re maggiore, C)
2.1: (recitativo, C)
Già dell’ardenti ruote
3.1: Adagio(aria, mi minore, )
Ombre care sì v'adoro
4.1: (recitativo, )
Notte che d'atre bende
5.1: (aria, re maggiore, 3/4)
Su svegliatevi
6.1: (recitativo, C)
Astri fissi per me conduce
7.1: (aria, re minore, C)
Beltà nume del core
7.2: (re minore, C)
Beltà che senza pari
8.1: (recitativo, C)
Al paragon di voi
9.1: (aria, si♭ maggiore, 3/2)
Dunque squarciatevi funesti
10.1: (recitativo, C)
Prendi Parca cortese
11.1: Adagio(aria, do minore, 3/2)
Del mio sen
12.1: (recitativo, C)
Fa ch'io vaneggi
13.1: Adagio(aria cavata, do minore, 3/2)
Almeno sogni per me

Trascrizione del testo poetico

Già dell’ardenti ruote
L’alto retaggio antico
Piombò nuovo Fetonte all’onde in seno
Per vagheggiar di notte
Il simulacro amico.

D’Orizzonte ingemmato al bel sereno
Amor celeste Fabro
Muove il cor snoda il labro
Ond’io tributo in musici concenti
Olocausti d’affetto In questi accenti.

Ombre care sì v’adoro
Né stupor sarà di me
Voi cingete quel tesoro
Ricco più di gemme et oro
Ch’arricchisce la mia fé.

Notte che d’atre bende
Formi nuova cortina al sol che dorme
Fa ch’il tuo error trasforme
Gli Arghi custodi in cieche talpe orrende
Sì che la bella imago
Del mio nume che più del sole è vago
La cui veglia son io vegga un momento
Che del lungo vegliar sarò contento
Vaga Diva dell’ombre
Fa che da gl’occhi suoi il sonno sgombre.

Su svegliatevi o luci belle
Al cui lume oscuro è il sol
Voi d’amor vive facelle
Serenate dell’alma il duol.

Astri fissi per me con dure tempre
Sia di vostro piacer mirarmi sempre.

Beltà nume del core
Ogn’or t’incenserò
Labri cuna d’Amore
Fin che spiri quest’alma io v’amerò.

Beltà che senza pari
Ogn’or t’adorerò
Occhi del sol più chiari
Cinosure del sen vi seguirò.

Al paragon di voi con fosco velo
Eclissate son già le stelle in Cielo
Se di voi mi querelo
Mi fa difesa onnipotente Amor
Né di tanto rigore
La tiranna cagion scopro qual sia
Se non è sol la sofferenza mia
Ma che vaneggio oh Dio
Tormentato desio
Lasci l’ombra il pensier la doglia il seno
Verrà doppo la notte un dì sereno.

Dunque squarciatemi
Funesti torbidi
Per mai più giugervi
Veli d’horror
Ma raggroppatemi
Vezzosi e morbidi
Per mai disgiungervi
Stami d’Amor.

Prendi Parca cortese un filo d’oro
Unisci di due vite il bel lavoro
E tu per mio ristoro
Sogno che de mortali
Sgombri con dolce oblio l’acerbi doglie
S’il tuo sapor discioglie
Con liete larve all’huom sopito i mali.

Del mio sen l’afflitta palma
Ch’al riposo si conduce
Deh sopisci o cieco duce
Per sollievo di quest’Alma.

Fa ch’io vaneggi su le zone intatte
In contemplar la bianca via di latte
Fa pur che l’idol mio
Almen sogni per me un dolce Addio.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.2.4.1

Scheda a cura di Maria Tenace
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