Scheda n. 11799

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1664

Titolo

Mesto in sen d'un antro ombroso

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)

Redazione

Copia

Descrizione fisica

C. 185v-195v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Gialdroni 2016: p. 111

Bibliografia

Bianchi 1975: p. 67
Rose 1965: n. 94, p. 187

Descrizione analitica

1.1: (aria, mi minore, 3)
Mesto in sen d'un antro ombroso
2.1: (recitativo, C)
O mia morta speranza
3.1: (scena e aria, mi minore, C)
Del sol lucido e sovrano
4.1: (recitativo, C)
Lagrimoso e dolente
5.1: (aria, mi minore, C-6/4)
Volate sospiri
6.1: (recitativo, C)
Quando dall’aureo sol l’accesa chioma
7.1: (aria, mi minore, 3)
Nel mio cor s'è fatto stabile
8.1: (recitativo, C)
Che a cuore innamorato

Trascrizione del testo poetico

Mesto in sen d’un antro ombroso
Dato in preda a pena rea
La sua bella Galatea
Sospiroso lacrimoso
Tirsi un dì così piangea:

O mia morta speranza
O mio perduto bene
Qual perverso destino a me ti tolse
Teco da me partendo
Portasti o Galatea l’anima mia
Doglia funesta e ria
Meco solo soggiorna
Deh torna o Galatea.
Aria
Del sol lucido e sovrano
I lucenti aurei splendori
Son per me mortali horrori
Mentr’a te vivo lontano.
Dolce piange in su l’albore
L’usignol sua pena ria
Ma sì dolce melodia
Non lusinga il mio dolore.

Lacrimoso e dolente
Per queste selve errando invan ti chiamo
Dal vicino ruscello
Al mio lungo chiamar gemon le sponde
Ma solo alle mie voci
Galatea replicando Eco risponde.

Queste luci piangenti
Di rimirare ahi lasso
Questo prato vicin più non son vaghe
Non è bel che m’appaghe
Mentre privo rimango
Di tua beltade adorna
Deh torna o Galatea torna deh torna.

Volate sospiri
Narrat’al mio bene
L’acerbe mie pene
Miei duri martiri
Volate sospiri.
Deh torna e rimira
Quest’alma che more
Racqueta d’un core
Gl’accesi desiri
Volate sospiri.

Quando dall’aureo sol l’accesa chioma
Per li campi del cielo
Spargea più caldi e più focosi i raggi
Nel seno di quest’antro
Godevano scherzando
Di placid’ombra dolcemente il vezzo
E dell’aure soavi
Al sussurro sonoro
Passavamo del dì l’hore più gravi
Così dolce memoria
Hor mi sembra tormento
E quest’antro ch’un tempo
Fu dell’alte mie gioie un paradiso
Per mio dolore eterno
Hor di fatto di duol penoso inferno.
Dall’usato mio duol
Altra speme di ben non mi distorna
Deh torna o Galatea torna deh torna.
Aria
Nel mio cor s’è fatto stabile
Il martir per mio tormento
Toglier puote il duol ch’io sento
Nel mio core un sguardo amabile.
Senza te sempre sarò
Vivo al duol morto alla gioia
Mi tormenta e mi dà noia
Questa vita ch’è gradita
Da te lungi esser non può
Più viver non vuò
La morte è diletto
A misero petto
Con l’anima fuori
Se n’esca il dolore
In sorte sì grave
Morir m’è soave.

Ch’a cuore innamorato.
Lontan dal ben ch’adora
Sembra dolce il provar l’estremo fato.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-GR - Grottaferrata - Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata
collocazione Crypt.it.4.41

Scheda a cura di Teresa Gialdroni
Ultima modifica: