Scheda n. 11797

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1664

Titolo

Non ha tregua né fine il duolo mio

Presentazione

Partitura

Legami a persone

autore del testo per musica: Rosa, Salvator (1615-1673)

Redazione

Copia

Descrizione fisica

C. 168v-175

Filigrana

Non rilevata

Note

L'attribuzione a Salvator Rosa è tratta da Satire odi e lettere di Salvator Rosa illustrate da G. Carducci, Firenze, Barbera editore 1860, pp. 366-368. L'incipit autentico è Da che uscii dalla cuna, mentre "Non ha tregua né fine il duolo mio" con  cui inizia la cantata è il secondo verso: Il resto del testo è uguale salvo quanto indicato nella trascrizione fra parentesi quadre.

 

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (aria-refrain, 3/2-C)
Non ha tregua né fine il duolo mio
2.1: (recitativo-arioso, C-3)
Venni solo alla vita
3.1: (recitativo, C)
Villa non ho né stanza
4.1: (aria-refrain, 3/2-C)
Non ha tregua né fine il duolo mio
5.1: (recitativo-arioso, C)
S'io son desto o nel letto
6.1: (aria-refrain, 3/2-C)
Non ha tregua né fine il duolo mio

Trascrizione del testo poetico

Non ha tregua né fine il duolo mio
Ricordati fortuna
Che son nel mondo e son di carne anch’io
Venni solo alla vita
Per stentar e patir sudar da cane
E tra pena infinita
Speme non ho di racquistarmi [assicurarmi] un pane
Per me solo si vede
Scuro il ciel sord’il mar secca la terra
Ov’io di pace ho fede
Colà porta il [gran] diavolo la guerra
S’io fo il bucato piove
S’io metto il piè nel mare il mar s’adira
S’andassi all’Indie nove
Non val il mio teston manco una lira
Son di fede christiano
e mi bisogna credere all’hebreo
Sallo il ghetto romano
E’l guardaroba mio ser Mardocheo
Ma di gratia osservate
Quando si sente un caldo dell’inferno
Nel mezzo dell’estate
Rimanchio [io marcio] col vestito dell’inverno
Suol [Puol] dir chi ha da mangiare
Che i commodi e quatrini alfin son sogni
Che dolce minchionare
Haver quasi l’entrata a suoi bisogni[e aver pari l’entrate a suoi bisogni]

Villa non ho né stanza
Altri han d’argento sino l’orinale
Ricco son di speranza
E per fideicommisso ho l’hospedale
Non vado al macellaro
Bench’havessi a comprar di carne un grosso
Che’l mio destino avaro
Non mi pesi la carne al par dell’osso

Non ha tregua :://:: da capo

S’io son desto o nel letto
Sempr’ho la mente stivalata e carca[varia]
Senz’esser architetto
Fabrico tutt’il dì castelli in aria
Cielo son pur pittore
Né posso figurarmi un miglior segno
Ho sempre d’un colore
Né mi riesce mai alcun disegno
Legni iberi e francesi
Col nocchiero pennello all’onde io spalmo
Dono ad altri Paesi
In tempo ch’io non ho di terra un palmo
S’io non à palazzo a stare [s’io vo a palazzo a sorte]
L’anticamer’ogn’hor mi mostr’a dito
I satrapi di corte
Con le lingue mi trinciano il vestito

Credete al vostro Rosa
Che senza versi e quadri il mondo è bello
E la più sana cosa
In questi tempi è il non haver cervello
Ve la dico più chiara
Hoggi il saper più non si stima un fico
Da me ciascun’impara
Che chi segue virtù sempre è mendico.

Non ha tregua [da capo]

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-GR - Grottaferrata - Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata
collocazione Crypt.it.4.39

Scheda a cura di Teresa Gialdroni
Ultima modifica: