Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Della presente aria, qui adespota e organizzata in tre strofe, esistono altre quattro fonti: una (I- Bc V 196) attribuita a Pietro Paolo Cappellini e tre adespote: F-Pn RES VMF MS-32 (con pezzi di Grossi, Farina, Agostini); F-Pn, RES VMF MS-25 (con pezzi di Farina, Ziani, Melani, Scarlatti): questa fonte è redatta dallo stesso copista della fonte di Napoli e presenta lo stesso carattieristico letterone (cfr. immagine). Sempre adespota si trova in I-Vqs MS Cl.VIII.13 (1438) [cfr. scheda 7203 qui in Clori] in una raccolta di arie tratte da opere rappresentate in teatri veneziani fra il 1671 e il 1675. Secondo Rossi, p. 65 (cfr. Bibliografia) si tratta di un’aria di Golo dalla Dori di Cesti rappresentata la prima volta a Innsbruck nel 1657. Quest’aria, che non è presente nelle partiture note della Dori, si trova solo nel libretto relativo alla rappresentazione di Venezia, 1671 (II,16): nell’avvertimento si parla infatti di aggiunta di “qualche vaga arietta”). Tuttavia il testo presente nel libretto coincide con quello delle fonti musicali solo nel primo verso, il resto è diverso anche se i concetti espressi sono identici e ci sono diverse coincidenze nell’uso di singole parole ed espressioni. Infine, la organizzazione metrica è identica e quindi eventualmente compatibile con l’intonazione musicale presente nelle cinque fonti musicali. Nel libretto è comunque presente una sola strofa mentre nelle fonti musicali ce ne sono tre. Da escludere l’attribuzione non solo a Cappellini ma anche a Cesti: compare nel 1671 due anni dopo la morte di Cesti, è assente dalle partiture più antiche e più vicine a Cesti; sembrerebbe dunque più probabile che sia stata aggiunta all’opera e abbia circolato in forma autonoma. Dobbiamo queste osservazioni a Nicola Badolato e a Valeria Conti che ringraziamo.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
S, Più non giova l'esser fedel
Trascrizione del testo poetico
Più non giova l’esser fedel
Se privandomi di conforto
Mi vuol morto
La mia crudel.
Nel suo core pietà non regna
Ma vi alberga la ferità
Di catene ogn’hor mi cinge
E mi stringe
Con empietà
Dura sorte
Fiere stelle, crudo Ciel
Più non giova l’esser fedel.
È delitto l’esser leal
La mia bella di me si ride
Se m’uccide
D’Amor lo stral
Il penar e l’amar disdegna,
Né si cura del mio languir,
Mi dà morte il mio bel sole
Né gli duole
Ol mio morir.
Dura sorte
Fiere stelle, crudo mal
Più non giova l’esser fedel.
A che dunque mostrarmi amo?r
Puoi cavarmi di pene fuora
Vuoi ch’io mora
Senza ristor?
Quanto più si mostrò pietosa
El mio core signoreggiò
Più tiranna con empia sorte
Alla morte
Mi condannò.
Che destino
Che tormento, che dolor,
A che dunque mostrarmi amor?
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 33.5.30.27
Scheda a cura di Elisa Passone