Scheda n. 10210

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

Già dalla bella aurora

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

[Cantate] (n. 10209/1)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 1-12v

Filigrana

Non rilevata

Note

Presente anche in V-CVbav, Barb. lat. 4208

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Caluori 1981: p. 159, n. 332

Descrizione analitica

1.1: (mi minore, 3/2)
Già dalla bella aurora
1.2: (recitativo, c)
Quando da' mormorio
2.1: (aria strofica, mi minore, 3)
Canori augelletti
2.2: (aria strofica, mi minore, 3)
Solitarie belve
3.1: (recitativo-arioso, mi minore, c)
Occhi miei che ministri foste
4.1: (aria, mi minore, 3)
Di piaga incurabile
5.1: (recitativo, c)
Da' sì flebili detti
6.1: (aria, mi minore, 6/8)
Deh prendi conforto
7.1: (arioso, mi minore, c-3)
Più crudele è il mio tormento
8.1: (recitativo, c)
Ciò detto à pena all’infelice Tirsi
9.1: (aria cavata, mi minore, 3)
Ed esanime cadde in grembo ai fiori

Trascrizione del testo poetico

Già dalla bella aurora
Arricchiti di perle erano i prati
E già dall’onde fuora
Spuntava in Oriente
I suoi raggi dorati il biondo Dio.

Quando da’ mormorio
D’una voce dolente
Risvegliata la mente
Il sonno da’ miei lumi sen fuggì
E ‘l suo dolor sfogava ella così.

Canori augelletti
Che su’l mattin scherzate
E ne frondosi tetti
La notte riposate.
Vostro stato felice
È dal mio core invidiato assai
Voi pace havete io non riposo mai.

Solitarie belve
Che d’intorno scorrete
E nell’opache selve
Riposo poi prendete.
Vostro stato felice
E’ dal mio core invidiato assai
Voi pace havete io non riposo mai.

Occhi miei voi che ministri foste
Del mio dolore in questo verde suolo
Deh pagate la pena
E di pianger già mai
Per pietà non cessate
Fino che due torrenti
Col pianto non formate e in tali accenti
Su la Cetra de’ sassi armoniosa
Per tenor di fato rio
Palesate ad ogn’uno il morir mio.

Di piaga incurabile
Tirsi si more
Al rio dolore
Rimedio non vale
È troppo il suo male
E non fia mai mai
Mai mai sanabile.

Da sì flebili detti
Mosso il core a pietade
A consolar ne corro
Di Tirsi il gran cordoglio
Ed in questo tenor la lingua scioglio.

Deh prendi conforto
In tanto martire
Ben giunge a morire
Nel mare il Nocchiero
Ma quando è più fiero
Si placano l’onde
E al fin prende porto
Deh prendi conforto
E spera ch’un dì
Se Lilla è di scoglio
A tanto cordoglio
Si frangerà.

Più crudele è il mio tormento
Né capace è di ristoro
M’addoloro
Mi disfaccio
E lo taccio
Ahi dura sorte
Non può darmi rimedio altri che morte.

Ciò detto a pena all’infelice Tirsi
Le rose delle gote impallidiro
E tosto scoloriti i bei coralli
Chiuse l’egre pupille

Ed esanime cadde in grembo ai fiori.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2466.1

Scheda a cura di Biancamaria Bigongiali
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