Scheda n. 10081

D’un bel rio, che mormorando
Se ne gìa tra spiagge erbose
L’onde ratte, e frettolose
Mentre io stava un dì mirando,
Né sapea le luci fisse
Disviar da i vaghi umori
Voce uscir dall’acque fuori
Mi sembrò, che sì mi disse:
«Perché linfe ho sì lucenti
Che da lor traspare appieno
Ciò ch’io chiudo entro al mio seno
Sono in me tuoi lumi intenti.

Se per simil sentiero
Pur tragge il Fato, e senza alcun ritegno
Frettolosa, e spedita
Al par del correr mio corre tua vita.
Perciò cauto, e sagace
Ad un limpido oprar l’anima avvezza
Che se nobil chiarezza
Nel corso tuo, quale in me scorgi avrai
Lo stupor d’ogni ciglio a te trarrai.»

«Che sensi sublimi»
Allora diss’io
«Oh rapido rio
Nell’alma m’imprimi!

Ben da tue note apprendo
Che non pompa, e grandezza
Rendono altrui di vera lode oggetto,
Ma solo il puro, e schietto
Splendor d’alma virtude
Suoi pregi ad ammirar tragge ogni mente
Anzi chi gonfio in guisa
D’orgoglioso torrente
Torbido muove, e senza legge il piede
Spesso perder si vede
L’alterezza, e vil nome in vile arena
Ma chi qual rivo appena
Nel suo grembo ha tant’onde
Che scorrer possa infra ristrette sponde,
Se le rende virtù lucide, e chiare
Va d’ampia gloria a terminar nel mare.»