Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
L’appellativo Lontananza della cantata in questione è ricavato da altre fonti: non è direttamente riportato nell’esemplare B-Bc 650. Il verso I miei singhiozzi e sospir in cui ti chiamo del primo recitativo forma un anomalo dodecasillabo: la i di inizio verso è un errore del copista, in quanto negli altri esemplari della medesima cantata manca l’articolo che apre il verso. In questa veste errata, la vocale i formerebbe idealmente una sinalefe con l’ultima vocale del verso precedente, creando così la percezione di due regolari endecasillabi piani, piuttosto che un endecasillabo seguito da un anomalo dodecasillabo. La volontà di unire in sinalefe i due versi è confermata anche dalla disposizione del testo sulla musica di Pergolesi da parte del copista: il trisillabo “senti i” si sovrappone a due sole semiminime, per cui la lettura del trisillabo diviene tale solo fondendo le due i. L’errore del copista si ricava anche dal fatto che il superfluo articolo sarebbe seguito, musicalmente parlando, da una pausa posizionata sul battere della battuta successiva: questo interrompe la continuità logica della frase e il verso risulterebbe spezzato senza una logica musicale, pur concedendo ritmicamente una netta idea dei singhiozzi e dei sospiri espressi dal testo, anche in virtù del levare con cui procede il verso. Un artificio voluto da Pergolesi, questo, senza bisogno di snaturare l’unità del verso.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Descrizione analitica
Dalsigre ahi mia Dalsigre [chiusura del recitativo in si bemolle maggiore]
Dite ch’ogni momento
Se pietà non vi muove, almen vi sproni [chiusura del recitativo in fa maggiore]
Torni volando a serenarmi il ciglio
Trascrizione del testo poetico
Dalsigre ahi mia Dalsigre
Qual inumana tigre
Qual perverso destino in altra arena
Viver lungi ti sforza a me che t’amo,
A me che per te vivo in pianto, in pena?
Torna deh torna oh Cara e se non senti
[I] miei singhiozzi e sospir in cui ti chiamo?
Gl’insensati lamenti
Odi almen di quei tronchi, e muti orrori
Segretarij già un tempo or messageri
De’ nostri orrori, appassionati amori
Itene dunque o fidi ite a ridire
a lei, ch’amo, e desio il mio martire.
Dite ch’ogni momento
D’essa chiamo e rammento
E nel più grave duolo
Non ho per mio consuolo
Ch’il solo lagrimar
E se riposo bramo
Dare a’ miei lumi intanto
Torni a chi ognor la chiama
Ed avrà tregua il pianto
Termine il sospirar.
Se pietà non vi muove, almen vi sproni
La memoria di lei Ninfa gentile
Ch’altra non fu simile
Nei soavi costumi, e preggi suoi
A voi sia noto a voi
Quale canoro Cigno ognor perdeste
oh Dio? Siano si queste
Rimembranze a voi sprone. Itene ad essa,
E narrate, che oppressa
Priva di lei men vivo e più d’ogn’altro
La memoria de’ nostri
Consueti diporti all’ombre amene
Del rustico soggiorno
Fuor delle pompe affretti il suo ritorno.
Torni volando a serenarmi il ciglio
Che non ho più consiglio
Pace non ha ‘l mio cor
Mesta qual tortorella
Priva della compagna
In questa parte in quella
Corro per la campagna
In grembo al mio dolor
Torni volando a serenarmi il ciglio…
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 650.1
Scheda a cura di Giacomo Sances