Scheda n. 6930

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

Cantata à Voce sola co V.V. del Sig.r Farina

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Farina, Antonio (sec. 17.)
autore del testo per musica: Ottoboni, Antonio (1646-1720)

Fa parte di

17 Cantate (n. 6929/1)

Redazione

[S.l. : copia, 1660-1700]

Descrizione fisica

C. 1-22

Filigrana

Non rilevata

Note

Attribuita a Giovanni Battista Livaldini in I-MOe Caffagni ms 2. Prima e dopo 7.2 è ripetuto il ritornello strumentale 6.1, la seconda volta non è riscritto ma indicato ritornello ut supra. Per l’attribuzione del testo ad Antonio Ottoboni e per l’appellativo cfr. Bibliografia. L’introduzione e il ritornello strumentali non sono presenti nell’altra fonte nota, cfr. scheda 6550.

Titolo uniforme

Ardon le sfere e fugge. Cantata, Amante timido di B. Cantatrice

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Talbot - Timms 1987: p. 408, n. 46

Descrizione analitica

1.1: Adagio(introduzione strumentale, sol maggiore, c)
2.1: (recitativo, sol maggiore, c)
Ardon le sfere e fugge
3.1: (aria, sol maggiore, c3/2)
Tutto avvampa e sol tu geli
4.1: (recitativo, c)
Ma se da suoi begl’occhi
5.1: Adagio(recitativo, c)
Bella per cui s’honora
6.1: (ritornello, la minore, c)
7.1: (aria, la minore, c)
Vivo in pene e tu nol sai
7.2: (aria, la minore, c)
Son ferito e tu nol vedi
8.1: (recitativo, c)
Questi son del mio core
9.1: (aria cavata, c3/4)
Ma il mio cor ch’è costante

Trascrizione del testo poetico

Ardon le sfere e fugge
Dai latrati di Sirio ogn’aura a volo
E su l’arido suolo
Pallidetta e confusa
Quasi di verdeggiar l’herba ricusa.

Tutto avvampa e sol tu geli
Fra l’ardor timido core.
Se l’incendio avvien che celi
Sotto il ghiaccio del timore.
Svapori la fiamma
Che chiusa sen sta
Dimanda pietà
Che sia sorte felice
Dentro rogo sì bello esser fenice.

Ma se da suoi begl’occhi
Temi fulmini d’ira
Cèlati e almen consenti
Che col tuo mal la sua pietade io tenti.

Bella per cui s’honora
Nomarsi crine il Tago e occhio il sole
Piacciati per brev’hora
D’udir il suon di musiche parole
Che del mio cor non mio
Al mio cor senza cor nunzio son io.

Vivo in pene e tu nol sai
Che mi fai
Tra sospiri tra martiri
Tormentar la nott’el dì
Cara non mi lasciar morir così.

Son ferito e tu nol vedi
Mira e credi
Tanto duolo
Tolerar né può né sa
Bella non mi negar
Qualche pietà.

Questi son del mio core
I veridici sensi
Ma tu nulla vi pensi
E consoli col riso il suo dolore.

Ma il mio cor ch’è costante
Quanto sprezzato è più tanto è amante.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 15322.1

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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