Scheda n. 5639

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1680

Titolo

A pena hebbe Filandro

Presentazione

Partitura

Legami a persone

autore del testo per musica: Vai, Stefano (1592-1650; monsignore)

Fa parte di

Pubblicazione

[Roma : copia, 1640-1680]

Descrizione fisica

C. 62r-76r (olim p. 121-149)

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dall’incipit testuale; manca capolettera nonostante spazio adibito; per il n. dell’autore del testo e l’intitolazione v. Rime burlesche di eccellenti autori, raccolte, ordinate e postillate da Pietro Fanfani, Firenze, Le Monnier, 1856, pp. 453-457; il testo delle strofe 15.2, 15.3 e 15.4 è scritto sotto al rigo del bc di 15.1. In A-Wn 1861 con titolo "Pedante innamorato".

Titolo uniforme

Appena ebbe Filandro. Cantata, [Lamento di Filandro]

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, A pena hebbe Filandro
%C-1$bB@c 4-8'GGG4G6GA/4BB''8D6DD8.D6E/
2.1: (recitativo, c)
S, Ad quid su’l Campidoglio e su’l Jenicolo
%C-1$bB@c 8-'B''4.D8DDD/
3.1: (recitativo, c)
S, Vergini, o voi ch’armate l’arco e cetera
%C-1$bB@c 2.'F8FF4.B8B/
3.2: (refrain, c)
S, Ite omai; che sperate? Ite in esilio
%C-1$bB@c 4-8''GF4bE8DC/
4.1: (recitativo, c)
S, Tu che’n sì grati numeri
%C-1$bB@c 2'F8FFGA
4.2: (refrain, c)
S, Ite omai; che sperate? Ite in esilio
%C-1$bB@c 4-8''GF4bE8DC/
5.1: (ritornello, )
6.1: (recitativo, c)
S, O detti in omni genere maiuscoli
%C-1$bB@c 8-''D4.F8bEED/
6.2: (refrain, c)
S, Ite omai; che sperate? Ite in esilio
%C-1$bBE@c 4-8''GF4bE8DC/
7.1: (ritornello, )
8.1: (recitativo-arioso, c)
S, Hei mihi! E qual demerito
%C-1$bB@c 4-2''C'8.bA6A/
8.2: (refrain, c)
S, Collagrimat’o muse, al nostro esitio
%C-1$bB@c 2'G''C/4C8CCC
9.1: (ritornello, )
10.1: (recitativo-arioso, c)
S, Proh dolor! E qual Cerbero
%C-1$bB@c ''4.F8F4F8FbE/
10.2: (refrain, c)
S, Collagrimat’o muse, al nostro esitio
%C-1$bB@c 2'G''C/4C8CCC
11.1: (ritornello, )
12.1: (recitativo-arioso, c)
S, Ma quare, e lento e tepido
%C-1$bB@c 4-'F8BB-B/
12.2: (refrain, c)
S, Collagrimat’o muse, al nostro esitio
%C-1$bB@c 2'G''C/4C8CCC
13.1: (ritornello, )
14.1: (recitativo, c)
S, Morere, dunque, o misero
%C-1$bB@c '8E6EE8.E6E8D4.E
15.1: (aria strofica, sol minore, c)
S, [Q]ual valor d’arco poetico
%C-1$bB@c 2-4'.G8G/4BG{8''CD}4bE/
15.2: (aria strofica, )
S, Qual può mai prisca memoria
15.3: (aria strofica, )
S, E che val mio acuto ingenio
15.4: (aria strofica, )
S, Già che infausta pulcritudine
16.1: (recitativo-arioso, c)
S, Né più né meno un dito
%C-1$bB@c 8-'G4G8-A.A6B/

Trascrizione del testo poetico

A pena hebbe Filandro
Letto e riletto un giorno in Quinto Curtio
L’infinite bravure d’Alessandro,
Che stracco e sonnacchioso
O per troppo studiare,
Presi di lasciarmi stare,
Gettossi sopr’un [sic] letto da riposo;
E doppo haver alquanto
E sospirato [e] pianto,
Crollando il capo e disgrignando [sic] i denti,
Prorupp’al fine in così fatti accenti:

Ad quid su’l Campidoglio e su’l Jenicolo [sic]
Perpendi, o folle, or Xenofonte or Plinio?
E chiuso entr’un [sic] cubiculo
Pretereundo un giorno senza requie
Fabrichi a te medesimo l’exterminio?
Ad quid, Dii boni, ad quid de le grand’anime
In mezo [sic] a dotti e celebri volumini
Trovi persepe [sic] e rumini
Le più nobil’imprese e più magnanime,
Se nella cruda ond’ha’l suo mal preludio
Cotanto ardir predomina
Che palam ti deride, e palam nomina?
Favola il senno, e vanità lo studio;
Anzi novel Calligola [sic]
Mostra de la virtù tal vilipendio
Che far vorrebbe senza alcun discrimine
(Oh nefas empio, oh memorando crimine!)
Di quanti libri ha’l mondo un solo incendio.

Vergini, o voi ch’armate l’arco e cetera
Sète dell’evo ad onta insuperabili,
E dal bel lido auonio
Volitando quandoque insino ad etera
Spargete quinci e quindi opre admirabili,
Già ch’infernal demonio
V’esturba [sic] e vi contamina,
Lunge da l’Aventino e dall’Esquilino.
Ite omai; che sperate? Ite in esilio.

Tu che’n sì grati numeri
D’Ilio contando il sanguinoso excidio
Locata hai sopr’il Ciel la tuba Angolica
E tu del presco Latio
Arnamento e presidio,
Ch’oltre l’uso de campi e la buccolica
L’armi eternasti del figliuol di Venere,
Postquam dell’human genere
Mostro crudel v’extermina
Con plusquam discortese supercilio,
Ite homai; che sperate? Ite in esilio.

Ritornello

O detti in omni genere maiuscoli
Che talor da la bocca esconmi ex tempore,
O da me tanto tempore
Elaborati opuscoli;
O precetti grammatici,
E voi dogmi socratici,
De’ quali ho pieno un ampio repertorio,
Se vano et esurario [sic]
Rendim’iniqua fer’il vostro auxilio,
Ite omai; che sperate? Ite in esilio.

Ritornello

Hei mihi! E qual demerito
In Filandro consideri
Che tam cito desideri
Vedermi preda d’immaturo interito?
Fortasse alle mie lagrime
Nieghi gli amplessi maritali e gli osculi,
Perché sparse di flosculi
L’incenerite guance in me non miransi?
Né scorgi, o più d’ogni aspide
Ex corde inesorabile,
Che bellezza corporea
E qual soffio di Borea,
O qual onda di mar liev’et instabile?
Ver forsan ad dedecore
Ti rechi del mio petto i casti ignicoli,
Perché d’armenti e pecore
Un numeroso esercito
Non ho che pasca sopra i monti sicoli?
Ma d’ignorar dissimoli [sic]
Che l’oro e che’l dominio
È di fortuna un semplice munuscolo
Che venendo talor su’l gallicinio
Spesso sen parte al vespertin crepuscolo;
Dove l’alme virtù per il contrario
(Oda il mondo è strasecoli),
Prostrat’ogni avversario,
Restano illes’al variar de’ secoli.
Sed, quaeso, ad quid coi gemiti,
D’amor colmo di smania,
In van l’arido diverbero,
Se più cruda d’un cerbero
Chi prezzar mi dovea m’odia e dilania?
Quapropter, già che l’anima
A dipartir excingesi
Dal septilustro suo gradit’hospito,
Collagrimat’o muse, al nostro esitio.

Ritornello

Proh dolor! E qual Cerbero,
Ancor che degli Assiri all’arti dedito,
Stato sarebbe a preveder bastevole
Con huom qual mi son io d’ingegno predito
Dovessi hoggi tam misere
Correr per una perfida,
(Oh mirabile dictu!) al precipitio?
Collagrimat’o muse, al nostro esitio.

Ritornello

Ma quare, e lento e tepido
Tenend’ogni dì più le mano a cintolo,
Mostri tanta vecordia [sic] e contumacia?
Dove, dov’è l’audacia
Che discoprir è solito
Negli estremi perigli un cor intrepido?
Eia age, o Filandre, e per tutanime [?]
Della tua vita propria
Indici a l’empia un esemplar certamine;
E se con volto ignivomo
Di chi l’adora parvipend’il talamo,
Arma novello arghilego
Disdegno il petto e d’invettiv’il calamo
E dato pro nunc bando a ditirambici,
Co’ tuoi pungenti jambici
Questa crudele barbara
Che nel dar morte altrui la morte supera
Insequere, detesta, urge et vitupera.
Sed qui loquor, aut quomodo
Delirio hoggi e desipio?
Se’l nume istesso di cui son mancipio
Vietami l’esecrar tanto flagitio?
Collagrimat’o muse, al nostro esitio.

Ri:[tornell]o

Morere, dunque, o misero,
Morere, e de la maga empia e terrifica
Che del tuo mal si cupida,
Raddoppia il fasto e le vittorie amplifica;
Morere, e per servir quandoque o Posteri
D’archetrippo [sic] e di speculo,
Qual cigno armonioso il suon pindarico
Spiega vicino a morte il suo rammarico.

[Q]ual valor d’arco poetico
Nell’Etruria e nell’Esperia
Simigliante a tal materia
Scioglierà canto patetico?

Qual può mai prisca memoria,
Benché fiera e lagrimabile,
Del mio fato inevitabile
Radolcir [sic] l’acerba istoria?

E che val mio acuto ingenio
D’apoggiar su colle etereo,
S’alla tigre, ond’ardo e pereo,
Chieggio aita, e non l’invenio?

Già che infausta pulcritudine
Di chi l’am’il fin desidera,
Adio [sic] ciel, valete o sidera,
E tu vale, o mia testudine.

Né più né meno un dito
Di quello che v’ho detto
Parlò Filandro de l’innamorata;
Et io, che l’ho sentito,
Giusto la vendo come l’ho comprata.
Da sì fatta leggenda,
Nel resto, il mondo apprenda:
Che’l voler una femmina’ostinata
Del proposito suo mover un pelo,
E proprio come dar un pugno in cielo.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2505.12

Scheda a cura di Giacomo Sciommeri
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