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Serenata eseguita per la pubblica entrata a Venezia dell’ambasciatore francese Jacques-Vincent Languet, conte di Gergy, del 4-5 novembre 1726. Il primo e il terzo movimento della sinfonia introduttiva sono tratti dal concerto RV 117 (I-Tn, Giordano 29, cc. 267-270); il terzo movimento venne riutilizzato nel finale della sinfonia del Farnace (RV 711) rappresentato a Pavia nel 1731. L’aria "Godrem fra noi la pace" è concordante con "Vedrò sempre la pace" della serenata RV 687 (1725). L’aria "Vaga perla benché sia" è concordante con l’aria di Aspasia nella Semiramide (I,8) del 1732 (RV 733), il testo alternativo appuntato sul manoscritto "Dubbia l’alma benché sia" è concordante con l’aria di Ipermestra nell’opera omonima (III,4) del 1727 (RV 722). La musica di "Al mio seno il pargoletto" è concordante con quella dell’aria "Tornar voglio al primo ardore" cantata da Barzane nell’Arsilda, regina di Ponto (III,8) del 1716 (RV 700). Il testo del coro di chiusura della prima parte della serenata ("Di queste selve") è un adattamento di Lalli del coro di chiusura della sua serenata Calisto in orsa del 1714 e venne riutilizzato in una pastorale del 1725. L’ouverture alla seconda parte è ispirata al madrigale "Moralità d’un perla" di Antonio Lotti (Duetti, terzetti e madrigali a più voci, op. 1, 1705). "Stelle, con vostra pace" è concordante con l’aria "Io sento in questo seno" di Arsilda (I,2) in Arsilda, regina di Ponto. "Io qui provo sì caro diletto" è un contrafactum del duetto "In braccio a te la calma" in Il Giustino (III,10) del 1724 (RV 717) e del duetto "In braccio de’ contenti" della serenata RV 687. Il testo del coro finale "Il destino, la sorte e il fato" è una riduzione del finale della prima parte della serenata La Fenice, redatta da Lalli, data a Venezia, Palazzo Ottoboni, il 2 settembre 1726; la musica del coro finale è tratta dal finale de Il Giustino. La partitura è in parte autografa (cc. 218-220, 233-235) e parte opera del copista identificato come lo Scriba 4 (probabilmente Giovanni Battista Vivaldi). A c. 253r indicazione "Finis".
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Coro: L'Età dell'Oro, La Virtù, La Senna, Della Senna in su le sponde
L'Età dell'Oro, Io che raminga errante il piè movea
L'Età dell'Oro, Se qui pace talor vo cercando
La Virtù, Anch'io raminga errando
La Virtù, In quest'onde che feconde
La Senna, Illustri amiche, o quanto
La Senna, Qui nel profondo
L'Età dell'Oro, La Virtù, Sì sì già che tu brami
L'Età dell'Oro, La Virtù, Godrem fra noi la pace
La Senna, L'Età dell'Oro, La Virtù, Tutto muor tutto manca
La Virtù, Vaga perla benché sia / Dubbia l'alma benché sia
L'Età dell'Oro, Tal di me parlo ancora
L'Età dell'Oro, Al mio seno il pargoletto
La Virtù, L'Età dell'Oro, Della ferrea stagion l'acuta asprezza
L'Età dell'Oro, La Virtù, Qui per darci amabil pace
La Senna, Ma rimirate amiche
La Senna, L'alta lor gloria immortale
L'età dell'Oro, La Virtù, La Senna, O di qual melodia non anch'intesa
Coro: La Senna, L'Età dell'Oro, La Virtù, Di queste selve
La Senna, Ma già ch'unito in schiera
La Senna, Pietà, dolcezza
L'età dell'Oro, La Virtù, Non si ritardi. A veder quel si corra
La Virtù, Stelle, con vostra pace
La Senna, Vedrete in quest'eroe
L'Età dell'Oro, La Virtù, Senza giammai vederle
L'Età dell'Oro, La Virtù, Io qui provo sì caro diletto / Qui nel seno ho sì tenero affetto
L'Età dell'Oro, Quanto felici siete
L'Età dell'Oro, Giace languente
La Virtù, Quanto felici siete
La Virtù, Così sol nell'aurora
La Senna, La Virtù, L'Età dell'Oro, Ma giunti eccone innante
L'Età dell'Oro, Non fu mai più visto in soglio
La Senna, L'Età dell'Oro, Io primo offro i miei voti
Coro: L'Età dell'Oro, La Virtù, La Senna, Il destino, la sorte e il fato
Trascrizione del testo poetico
[Parte prima]
[Coro]
Della Senna in su le sponde,
Fuor dell’onde, o Ninfe, uscite
E festanti qui venite
Fra di noi liete a goder.
Se fra vostre illustri arene
Sì ripiene di diletto
Sol v’ha pace il bel ricetto
Qui è la reggia del piacer.
[L’Età dell’oro]
Io che raminga errante il piè movea
Sol per spiagge deserte,
Per erti colli e solitari lidi,
Di mia cara innocenza e bel riposo
La perdita fatal piangendo ognora,
Ecco alfin pur ritrovo
Dopo tanto soffrir, miserie e pene
La perduta mia pace in queste arene.
Se qui pace talor vo cercando
L’usignuol che sen vola cantando
Ferma il volo e riponde anch’ei pace.
Ma se altrove la pace richiamo
Dentro il nido o pur sopra il ramo
L’usignuol m’ascolta ma tace.
Se qui pace talor vo cercando...
[La Virtù]
Anch’io raminga errando
Perché trovai su questi lidi impressa
(Più ch’in altri non vidi)
L’immagin mia, lasciando
D’altronde ricercar più bel ricetto,
Quivi arrestando il piede
Pomposa alzai degl’onor miei la sede.
In quest’onde che feconde
Son di glorie più che d’acque
Nobil stanza io elessi ancor.
Qui sol provo, qui sol trovo,
Le delizie mie più care,
Il più bel del mio splendor.
In quest’onde che feconde...
[La Senna]
Illustri amiche, o quanto
Col mio tenero amor lieto v’abbraccio
E raddoppiando amplessi al sen vi stringo:
Già che sotto il mio ciel sempre provaste
Lieta stanza, dolc’esca, aer sereno,
Seguasi il bel costume,
Se della Senna in sul famoso lido
Sempre avrete di glorie il nobil nido.
Qui nel profondo
Del cupo fondo
Di questo ondoso
Mio nido algoso
Per noi le ninfe
Son tutte amor.
E uscendo fuori
Dai dolci umori
Spesso cantando
Van celebrando
Del vostro nome
L’alto splendor.
Qui nel profondo...
[L’Età dell’Oro]
Sì sì già che tu brami
Ch’in queste sponde ad albergar prosiegua,
Quivi mi rimarrò perfin ch’il sole
Cinto di raggio lucido e giocondo
Feconderà con sua virtude il mondo.
[La Virtù]
Ed io che l’orme tue sieguo fedele
Già che per mia compagna il Ciel t’elesse,
Qui avrò le piante eternamente impresse.
[L’Età dell’Oro, La Virtù]
Godrem fra noi la pace
Che tanto io bramo ognor,
E il ben che tanto piace
Avrem del nostro amor.
Dell’innocenza cara
Godrà contento il cor,
Né più di sorte avara
Soffrir dovrà il rigor.
Godrem fra noi la pace...
[La Senna]
Tutto muor, tutto manca;
Ma da’ bei fregi tuoi eterno è il lume.
[L’Età dell’Oro]
È ver, ma pur del mio
Era già estinto il raggio
Se tu no’l raccendevi. [La Virtù] E il mio valore,
Se qui non s’arrivava
In vil letargo affatto sen giacea,
E sol s’udia per qualche nero speco
Solinga rimbombarne afflitta un’eco.
Vaga perla benché sia
Dell’aurora bianca figlia,
Chiusa in sen d’una conchiglia
Suo candor mostrar non sa.
Così ancor se non si scopre
La virtà con nobil opre
Non ha vanto il suo valore
Resta inutile beltà.
Vaga perla benché sia...
[Dubbia l’alma benché sia
Ed incerta del suo fato
La consola il labbro amato
E al timor ceder non sa.
La tua fé, la tua bell’alma,
La virtù che in te risplende,
Dalla tema mi difende
E la speme nascer fa.
Dubbia l’alma benché sia...]
[L’Età dell’Oro]
Tal di me parlo ancora:
Donde saria l’immagin mia
Sì rediviva al mondo
Se il sol di questo ciel con la possanza
Del suo real splendor non mi rendea
Ciò che da tanti secoli
Colma d’amaro duol mesta piangea?
Al mio seno il pargoletto
Quivi almen con labbra intatte
Sol di latte io ciberò.
E con spirto sol sincero,
Non con torbido pensiero,
Solo in pace il nutrirò.
Al mio seno il pargoletto...
[La Virtù]
Della ferrea stagion l’acuta asprezza
Ove dell’aurea età s’alza il trofeo
Più temer non si può.
[L’Età dell’Oro]
Già che virtude ancor
In sì nobil terren meco s’annida,
Sempre in più bel soggiorno
Godremo aura soave e lieto giorno.
Qui per darci amabil pace
Sempre chiaro il sol riluce,
E con iride festante
Ne l’addita in varia luce.
[La Virtù]
Per goder l’antica pace
Questo ciel m’è scorta e duce,
E qui l’Iride cangiante
Me’l predice in varia luce.
[La Senna]
Ma rimirate, amiche,
Lo stuol de’ bianchi cigni,
Delle mie rive abitator famosi,
Ch’intorno a noi sen van volando. O come
Cercan con dotto stile in dolci canti
Alzar sul ciel di vostre glorie i vanti.
L’alta lor gloria immortale
Su la nube innalza il volo
E temer non sa tempesta.
Anzi tanto in alto sale
Ch’offuscando i rai del sole
In suo cambio ella poi resta.
L’alta lor gloria immortale...
[L’Età dell’Oro]
O di qual melodia non anch’intesa
Questi canori cigni empion le sfere
Col canto lor. [La Virtù] Con lor soavi accenti
Rendono immoti infin nell’aria i venti.
[La Senna]
Ma qui assise anch’un poco
S’attendon l’altre schiere
Di boscareccie dée, silvestri numi
Dalle selve vicine, acciò d’intorno
S’oda fra liete danze,
Cinto di verde allor le bionde chiome,
Dell’aurea età sempre famoso il nome.
[La Senna]
Di queste selve
Venice, o Numi;
[L’Età dell’Oro]
Correte, o Naiadi,
Da vostri fiumi;
[La Virtù]
Scende, Oreadi,
Dagl’alti monti.
[Coro]
E voi, Napée,
Lasciate i fonti
E qui venite
Liete a goder/danzar.
[La Senna]
Irsuti Satiri,
Saltate celeri;
[L’Età dell’Oro]
Correte rapidi,
Fauni con naccheri;
[La Virtù]
Perché si celebri
Il nostro giubilo.
Su, non ritardisi,
Correte, correte,
Ch’ognun v’attende
Per festeggiar.
Di queste selve...
[Parte Seconda]
[La Senna]
Ma già ch’unito in schiera
Veggo un drappel sì vago, il primo oggetto
Siasi il girne colà dove risiede
In ricco soglio assiso
L’astro maggior che della Gallia è il lume.
Ivi giunti, l’omaggio
Di nostra fé se gli rinnovi. O come
Dal suo giovin sembiante uscir si vede
Scintillante quel raggio
Ch’a null’altro secondo
Umilia il mare e fa tremare il mondo.
Pietà, dolcezza
Fanno il suo volto;
Virtù, grandezza
Fanno il suo cor.
Del bel pensiero
Giustizia è duce,
Che del suo imepro
Fassi splendor.
Pietà, dolcezza...
[L’Età dell’Oro]
Non si ritardi. A veder quel si corra
La di cui sacra fronte
Cinge di più corone alto diadema;
E con offrirle il nostro umil servaggio
Fé se gli giuri in replicato omaggio.
[La Virtù]
S’inoltri il passo. Ecco colà già veggo
Il bel ricco edificio ove risiede
Sopra l’eccelso soglio. O qual tramanda
Quel real tetto ancora
Un tal nobil splendor ch’in vano oggetto
Sveglia tema ed amor, gioia e rispetto.
Stelle, con vostra pace
Di quel vostro splendor non son più amante.
Con più lucente face
Oscura il bel candor il gran regnante.
Stelle, con vostra pace...
[La Senna]
Vedrete in quest’eroe
Che Gallia regge e tutto il mondo onora
Meraviglie non mai più viste ancora.
[L’Età dell’Oro]
Senza giammai vederle
Le sanno ancor de’ più remoti lidi
L’incognite contrade
Se il sol ch’il ciel per ogni intorno ei gira
Le narra altrui perché qui sol le mira.
[La Virtù]
Quindi ogni dotto inchiostro
Di strani portenti ognor favella
E un picciol orbe un sì bel suolo appella.
[L’Età dell’Oro, La Virtù]
Io qui provo sì caro diletto / Qui nel seno ho sì tenero affetto
Che mi fa per dolcezza languir. / Che mi fa per contento languir.
L’alta gioia sì cara ch’ho in petto / La dolcezza che m’entra nel petto
È piacer e pur sembra martir. / L’è un godere che sembra morir.
Io qui provo sì caro diletto... / Qui nel seno ho sì tenero affetto...
[L’Età dell’Oro]
Quanto felici siete,
O spiagge avventurose, o spiagge apriche.
Se rivedervi lice
Mercé del vostro nume
Nel bel volto terreno unite assieme
D’ogni virtute il più trascelto sceme.
Giace languente,
Sen sta piangente,
Fra rie ritorte
Vinta la sorte
Dinnanzi il trono
Del mio gran re.
E sospirando
Si va lagnando
Ch’il sol valore
D’un sì gran core
Prigion lo fe’.
Giace languente...
[La Virtù]
Quanto felici siete,
O spiagge avventurose, o spiagge apriche.
Se rivedervi lice
Mercé del vostro nume
Nel bel volto terremo unite assieme
D’ogni virtute il più trascelto sceme.
Così sol nell’aurora
Allor ch’il cielo indora
Spiegan la lor beltà vezzosi i fiori.
E il sol così vedrai
Con suoi lucenti rai
Fra gl’astri comparir pien di splendori.
Così sol nell’aurora...
[La Senna]
Ma giunti eccone innante
Dov’ei spirando e maestate e amore
Luminoso risplende. [La Virtù] O come assieme
Nel giovanil sembiante unisce a gara
Bellezza e maestade. [L’Età dell’Oro] A simil vista
Sento un soave affetto
Di tenero piacer colmarmi il petto.
Non fu mai più visto in soglio
Né pietà più maestosa
Nè più nobil maestà.
Tal non fu nel Campidoglio,
Tal non l’ebbe il Greco impero,
Né l’egual più si vedrà.
Non fu mai più visto in soglio...
[La Senna]
Io primo offro i miei voti
Indi se- [L’Età dell’Oro] -cella
Per tributarti ognora
L’aurea etade vedrai,
E già ch’in te la speme
Riposta è di mia pace io qui per sempre
Vita trarrò tranquillo, onde il mio nome
Viva ne’ figli tuoi, viva fintanto
Che dura il mondo, e non vi sia ch’il tolga
S’ei nel Caos primier pria non si sciolga.
[Coro]
Il destino, la sorte e il fato
Prenda leggi dal tuo cor.
Sii tu sempre in pace amato
Ed in guerra paventato
Per amor, per maestà,
Per giustizia e per valor.
Il destino, la sorte e il fato...
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fondo Foà
collocazione Foà 27.13
Scheda a cura di Giulia Giovani