Scheda n. 1795

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1690

Titolo

Del S.r Ales:o Scarlatti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
possessore: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Fa parte di

[Cantate da camera] (n. 1755/5)

Redazione

Roma : copia, 1690

Descrizione fisica

C. 45-54v

Filigrana

Non rilevata

Note

La cantata è stata copiata per Pamphilj nel 1690. A c. 51 timbro Colonna

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: p. 147, n. 113

Descrizione analitica

1.1: Largo(aria, re minore, c)
Chi vedesse la ferita
2.1: (aria, re minore, 3/4)
Ogni cura è per me vana
2.2: Largo(aria, la minore, 3/2)
Che credete che spaventi un Amante
3.1: Largo(aria, re minore, c)
Chi vedesse la ferita
4.1: Largo(aria, re minore, 3/4)
In dar morti tanto altroci
4.2: Largo(aria, la minore, 3/2)
Ma non sepper che la pena
5.1: (Largo)(aria, re minore, c)
Chi vedesse la ferita

Trascrizione del testo poetico

Chi vedesse la ferita,
Che trafigge l’alma mia,
Stimerebbe tirannia
D’allungarmi un dì la vita.

Ogni cura è per me vana
D’Arte maga o medich’erba,
Ch’ove Amor fa piaga acerba,
Sol di morte il ferro sana.

Che credete, che spaventi
Un Amante addolorato?
Forse l’arco della morte
Miglior sorte
Non può darli amico fato,
Ch’ove han vita aspri tormenti,
Sol da morte sperar si deve aita.

Chi vedesse la ferita,
Che trafigge l’alma mia,
Stimerebbe tirannia
D’allungarmi un dì la vita.

In dar morti tanto atroci
Consumossi in altra etade
L’ingegnosa crudeltade
De tiranni più feroci.

Ma non sepper, che la pena,
La qual tutte l’altre avanza
A dar vita à un infelice,
Cui non lice
Concepir già mai speranza,
Che per lui si cangi scena,
Se la tragedia sua non è finita.

Chi vedesse la ferita,
Che trafigge l’alma mia,
Stimerebbe tirannia
D’allungarmi un dì la vita.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.855.5

Scheda a cura di Berthold Over
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