Scheda n. 10744

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1660 e il 1690

Titolo

Giurai d’amarti è vero

Presentazione

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)
autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Redazione

[Roma], copia, seconda metà del 17° secolo

Descrizione fisica

C. 111r-118v

Note

Capolettera ornato. Titolo dall'incipit testuale. Nell'indice a carta 4v: Giurai d'amarti e uero [Musica] Del d.o [sig.re Iacomo Caris.mi [Poesia] Del d.o [sig.re Dom.co Benigni].

Titolo uniforme

Giurai d'amarti è vero. Cantata, Disperato amante

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bianchi 1975: p. 59
URFM: Disperato amante. Giurai d'amarti, è vero
Rose 1965: p. 178, n. 68
Amendola 2016: n. 36, p. 78

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, C)
Giurai d'amarti, è vero
2.1: (aria, re minore, 6/4)
Vanne pur, misero amante

Trascrizione del testo poetico

Giurai d’amarti, è vero,
Su l’altar del tuo core
Quasi a nume immortal sacrai me stesso:
Fu il sacerdote amore,
La gelosia il ministro
Vittima la mia fè, foco il pensiero,
Giurai d’amarti, è vero,
Giurai né giurai solo:
Tu giurasti, o spergiura,
Ma che il tuo giuramento
Quasi piuma leggier sen porta il vento.
Pur se un giorno punisse irato il cielo
Chi stolto sopra sé l’ira sua chiama
O quale strazio, o quale,
Vedrei di te ch’hor sì superba sei,
All'hor de' strazi miei
Forse pietà ti scalderebbe il seno,
Ma folle son se in te pietade io spero,
Giurai d’amarti, è vero,
Ambo la fè rompemmo,
Tu dell’amor, io di servirti più
Così godrem contenti
Ch’amante hor il mio cor non è, già fu.
Lo sdegno vincitore
Narri i trionfi suoi, erga i trofei,
Destin le trombe e suoni in fieri carmi,
All’armi, all’armi,
Passeggi armato il campo
E con ciglio crudel morte minacci,
Frema, percuota il suolo e d’ira avvampi,
Faccia arringa il mio petto
Ivi il nemico attenda
E di fare se puol si provi ardito
Con un picciol fanciul battaglia horrenda,
Ma che già trema il core
All’apparir dell’adorato nume,
Quasi farfalla al lume
M’aggiro intorno
E quanto più’l percuoto
Più brucio l’ali
E più mi resto immoto,
Pria di combatter cedo
Quest’ira che sì pronta in me si mostra
Son lusinghe che porge al core infermo,
Sdegno, e la speranza
Ch’a un amante infelice
Poi che nel suo penar non ha costanza
Altro alfin che morir nulla gl’avanza.
Son questi sdegni miei lampi di lume
Che vacilla e manca
E una forza stanca
Ch’esce da debolezza e non d’ardire
E salute d’un huom presso a morire.

Vanne pur, misero amante,
Vanne pur dove la sorte
Ti conduce ad empia morte
Per un idolo incostante.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Bc - Bologna - Museo internazionale e Biblioteca della musica
collocazione V.289.10

Scheda a cura di Ivano Bettin
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