Scheda n. 10731

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1690

Titolo

Il Germanico / Del Sr. Gio. del Violone

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Lulier, Giovanni Lorenzo (c1662-1700)
autore del testo per musica: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Pubblicazione

copia (Roma, copia, 1690)

Descrizione fisica

Partitura (c.17-37v) ; 75x195 mm

Note

Capolettera: G iniziale a forma di foglie d’acanto, colorata in oro e inchiostro grigio, cornice dorata; tracce di rosso sull’iniziale. La cantata - che sfrutta il tòpos elegiaco del lamento - è stata oggetto di un recentissimo studio da parte di Chiara Pelliccia. La musicologa (che data la composizione al 1688) sostiene che questo brano, insieme a tanta altra musica teatrale, era ritenuto perduto o mal attribuito. Esami più approfonditi le hanno permesso di ricondurla Giovanni Lorenzo Lulier. Sono talmente in tanti ad esser certi della paternità scarlattiana, che ancor oggi è compresa in antologie di spartiti e saggi sotto il nome del compositore palermitano. La cantata, infatti, era stata erroneamente assegnata a quest’ultimo forse perché utilizza lo stesso testo scritto dal cardinal Pamphilij e, pertanto, additata per sineddoche allo Scarlatti. Ad esempio, in una raccolta dell’inizio del XVIII secolo appartenuta alla biblioteca (quella di Pratolino?) di un principe della casata dei Medici (Cantate a voce sola con basso continuo, per camera, di diversi autori; Collocazione: DD.50) custodita presso il Museo internazionale e biblioteca della Musica di Bologna, vi è una composizione attribuita a Scarlatti basata sullo stesso testo utilizzato da Lulier («Già di trionfi onusto - cantata per soprano intitolata Il Germanico. S’ avverta non esser questo un pezzo tolto da una sua opera teatrale, ma composto appositamente per camera»). Per le numerose fonti dell’intonazione scarlattiana di questo testo cfr. Bibliografia (Hanley).

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, 4/4)
Già di trionfi onusto
2.1: (arioso, 3/4)
Si querela così bella vendetta
3.1: (aria, mi minore, 4/4)
Fidi amici è poco vanto
4.1: (recitativo, 4/4)
Dunque nel fior degli anni
5.1: (aria strofica, si minore, 4/4)
Sola tu non vendicarmi
6.1: (recitativo, 4/4)
Misto d’ira, e di pianto, un suon confuso

Trascrizione del testo poetico

Già di trionfi onusto,
Germanico posava all’Istro in riva:
E fu all’or che s’udiva
Per la morte d’Augusto
Del suo primo signor vedova Roma.
Le falangi latine
Di Germanico il crine,
Dell’onor che languìa cinger tentaro.
Ei scoté dalla chioma
Il destinato serto,
Ma nella patria giunto
Fu sua pena il valor delitto il merto.
Sedea Tiberio in trono e come raro
Vizio e virtù stanno congiunti insieme
A sedar d’Oriente i nuovi moti,
Repente il destinaro,
O cieca invidia o gelosia d’impero.
Poi dell’Armenia vinta
Le abbattute corone,
Per opra di Pisone ebbero in sorte
Strazi, inganni, veleno, oltraggi e morte.
Ma di veleno infetta
La lingua di Germanico non cede
E d’ingiusta mercede

Si querela così bella vendetta:

«Fidi amici è poco vanto
Il bagnar d’inutil pianto
Le mie ceneri gelate.
Se gli dei non siano in ira
Al furor ch’al cor v’inspira
Il tenor della mia sorte
La mia morte vendicate.
Fidi amici è poco vanto
Il bagnar d’inutil pianto
Le mie ceneri gelate.

Dunque nel fior degli anni
Ai parenti, alla Patria, ai figli tolto
Sarà co’ la mia spoglia il duol sepolto?
Dite al padre, al germano,
Colmo di quali insidie
Di quali strazi ripieno
In braccio dei nemici i giorni io chiuda.
In questa spoglia ignuda
Palesate col fuoco
L’opra di quel veleno
Tanto crudele più di quanto celato.
Risvegliate il Senato,
Invocate le Leggi,
Alla mia cara patria
La vedova Agrippina alfin traete,
E vedrete il mio fato
Nel nemico abbattuto
O privo di perdono o non creduto.
Se più di me che di mia sorte aveste
Cura, Famosi eroi, a voi aspetta
L’onor della vendetta.

Sola tu non vendicarmi
Amatissima consorte,
De miei fidi bastan l’armi
Per ristoro alla mia morte.

Il nemico è assiso in trono:
Fa più miti i tuoi consigli
Se non puoi dare un perdono,
Dona pace à i nostri figli».

Misto d’ira, e di pianto, un suon confuso
Udissi in quell’istante e ogni sua voce
Fu nel cor de’ suoi fidi una saetta.
Vinse al fin la vendetta e a un punto solo
Mille voci s’udir: «Non fia deluso
Di Germanico il fato». Indi i suoi duci,
Presa la destra al capitan, che langue,
Giurar sul proprio sangue
Di vendicar l’offesa. Egli confuse,
Rese l’ultime voci,
E in braccio della morte i lumi chiuse.

Risorse online

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
fondo F-Pn
collocazione Rés Vmf. MS-45.2

Scheda a cura di Danoys Gonzalez Jimenez
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