Record number 1617
Bibliographic level | Constituent unit |
Document type | Handwritten music |
Date | Uncertain date, 1700-1710 |
Composer | Cesarini, Carlo Francesco (c1665- dopo il 2.9.1741) |
Lyricist | Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale) |
Copyist | Mü II (copista romano) |
Owner | Ottoboni, Pietro (1667-1740) |
Title | Là Canace / Del Sig.r Carlo Cesarini | Musical presentation | Full score |
Publication | Roma : copia del copista Mü II, (1700-1710) |
Physical description | 1 partitura. Watermark: not registered. |
Notes | Manoscritto proveniente dalla biblioteca musicale del Cardinale Pietro Ottoboni. |
Uniform title | Canace nata appena. Cantata, La Canace |
Medium of performance | 1V,1str: S,bc |
Bibliographic repertories | |
Bibliography | Marx-Watanabe 1987 Roberts 1993 Sciommeri 2009-2010 |
Analytical description | 1.1: (Recitativo, si bem. maggiore, c) Canace nata appena 2.1: Largo (Aria, sol minore, c) Bella labra, in cui si vede 3.1: (Recitativo, c) Ah, che pur troppo è vero 4.1: (Aria, si bem. maggiore, 3/8) Mà sò ben, perché la morte 4.2: (Aria, si bem. maggiore, 3/8) Se cresceva al par degl'anni 5.1: Adagio (Recitativo-arioso, si bem. maggiore, c) Così mori Canace |
Is part of | Cantate e Duetti (record n. 1613) |
Poetical text transcription | Canace nata appena Morir tù dei! Mirasti Solo sei volte ed una l’anno Or biondo, or canuto È pur morir tù devi, ah ria fortuna, Anzi implacabil sorte! Sè il modo di morire È peggior della morte, Dalle guancie vezzose Cadran le fresche Rose, Mentre febre inclemente Chiuso il varco alla Voce Con infocati fior, con arti ascose, Quanto apparisce meno, è più feroce. Forse stancha la morte D’esercitar col dardo i suoi rigori, Si prende à gioco il saettar cò i fiori. Belle labra, in cui si vede La bellezza in sù l’aurora; Chi con armi sì omicide Vi divide e vi scolora? Ah, che pur troppo è vero! Nelle tue belle labra Quei fiori contumaci Non sono fior: mà son di morte i baci. Apri dunque gl’accenti! È giunta à i piedi dell’orribil mostro. Digli, che tù sarai Prodigio di natura. Digli, che goderai Di farti dè gl’amanti Soave affanno e cura. Digli, che trà le fasce È troppo gran delitto Uccidere nell’Alba un sol, che nasce. Mà sò ben, perché la morte Alla voce chiuse il varco E coprì gl’occhi innocenti. Non si vidde tanto forte Di tener costante l’arco Al bel guardo, a i dolci accenti. Se cresceva al par degl’anni In Canace la bellezza, L’arco à morte havrebbe tolto. Morte il vidde e à i nostri danni Armò tutta la fierezza Per timor di quel bel volto. Così mori Canace, Che contro morte Arciera Gratia non vale ò giovanezza altera. | ![]() | Country | Italy | Language | Italian |
Shelfmark | GB-Cfm - Cambridge - Fitzwilliam Museum Dept of Manuscripts and Printed Books MU.MS.230(4) |
Record by Berthold Over