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Il volume (attestato in Francia già nel XVIII secolo) è forse appartenuto a Louis Hector de Cholier Comte de Cibeins (1707-1757) sebbene la sua attribuzione sia incerta; ad ogni modo pervenne alla collezione di Henry Prunières (1886-1942) e Geneviève Thibault comtesse de Chambure (1902-1975) in seguito confluita nel fondo musicale della Bibliothèque Nationale de France tra il 1993 ed il 1997. Il volume presenta una rilegatura in basane (veau) racinée, con piatti anteriore e posteriore decorati con un encadrement floral à la roulette, dorso con goffratura in oro, contropiatto anteriore con ex libris delle collezioni Prunières, due carte di guardia (nella prima marmorizzata l’ex libris de Chambure), segnatura attuale del volume nella seconda. Il bordo è dorato e presenta una tecnica di lavorazione detta ciselée. La raccolta possiede una paginazione a matita aggiunta a posteriori; ogni brano è introdotto da un capolettera decorato; le musiche e i testi sono redatti da due copisti differenti all’atelier romano dei Lanciani (Tarquinio o Francesco Antonio? ed un’altro non identificato). L’analisi della carta consente il rilievo di due filigrane costituite da un giglio e da un agnello con stendardo inscritti in un cerchio (o concentrici). Talune pagine (le 12v, 22v, 72v e 120v) sono prive di notazione musicale. Le arie comprese nell’antologia - dal titolo Recueil d’arias italiennes - sono tutte provenienti dai cartelloni teatrali della stagione operistica romana del 1690 («restitués par Lowell Lindgren», secondo Gallica). Nello specifico: quattro da La caduta del regno delle Amazzoni di Bernardo Pasquini (1637-1710); cinque da La Statira di Alessandro Scarlatti (1660-1725); quattro da Il Bellerofonte di Francesco Gasparini (1661-1727) ed altre quattro del medesimo scritte per un revival nello stesso anno de La Rosmene, overo L’infedeltà fedele (Palermo, 1683) di Scarlatti; cinque arie da La libertà nelle catene di Giovanni Pietro Franchi (1651 ca.-1731) e una di Flavio Carlo Lanciani (1661-1706) come aggiunta addizionale a La Statira di Alessandro Scarlatti. La presenza di tre frammenti per archi e basso continuo ad libitum accanto alle arie lascia supporre che tale materiale sia stato in possesso di un virtuoso (doveva trattarsi di un artista lirico dai mezzi formidabili perché la tessitura dei brani è particolarmente acuta), costituendone una specie di repertorio ο in alternativa, data l’uniformità del registro sopranile, un plausibile programma di sala. Gli autori dei testi per musica individuati sono Giuseppe Domenico de Totis (1645 ca.-1704-1707), Pietro Ottoboni (1667-1740), Giovanni Maria (o Giuseppe) Conti (fl. 1687-1690) e Donato Antonio Leonardi (fl. 1675-1712).
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shelfmark Rés Vmf. MS-40
Record by Danoys Gonzalez Jimenez