Scheda n. 9557

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

La dove Etna contesse

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

P. 267-284

Filigrana

Non rilevata

Note

Il lungo recitativo “Almeno avessi antiveder potuto” è in realtà organizzato in diverse sezioni evidenziate nella fonte dalla doppia barra di chiusura (e separate da uno spazio nella trascrizione qui riportata). Una di queste è in “3” sul verso “Sventurata beltade” ripreso dall’aria in 2.1 ma con musica diversa.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (aria, c)
Là dove Etna contesse
2.1: (aria, la minore, 3)
Sventurata beltade
3.1: (recitativo, c)
Almeno avessi antiveder potuto
4.1: (aria, la minore, c-6/8)
Uscite a cento a cento
5.1: (recitativo-arioso, c)
Il mio bell’Aci è morto

Trascrizione del testo poetico

Là dove Etna contesse
Di nubi un velo alle superbe chiome
E con mirabil vanto
Mostra di fiamme il sen di neve il manto.
Poiché il mostro geloso
Il crudel Polifemo il fier gigante
Alta rupe avventando alpestre e dura
Diede al bell’Aci e morte e sepoltura.
Con sollecite piante
Dubbiosa et anelante
La gentil Galatea
Di lagrime presaga e di dolore
Giva cercando il suo perduto amore
Ogni balza ogni rupe ogni pendice
Sorse chiamando il caro nome invano
E sola per pietà dell’infelice
Dalle sue grotte ascese
Alfin eco rispose
Mentre ch’in questi accenti
Spiegava i suoi tormenti.
Ah chi per fame i miei pensier giocondi
Novelle a me darà dell’idol mio
(<i>eco</i>)
io
Chi sei tu che rispondi
A miei dolor loquaci
<i>eco</i>
aci
Aci perché t’ascondi
Aci mio vieni omai
A far più lieto il mio sembiante smorto
<i>eco</i>
morto
Ohimè che sento e quando
S’eclissò la tua luce in questi poggi
<i>eco</i>
oggi
Per te farò quella ch’a me s’aspetta
Memorabil vendetta
Purché sia l’homicida a me dimostro
<i>eco</i>
mostro
Di queste selve il mostro
Ah ben l’intendo
Polifemo t’uccise
Il mostro horrendo
Per gelosi pensieri il core impresso
<i>eco</i>
esso

<i>Aria</i>
Sventurata beltade
Ohimè un sol momento
Con le mie gioie ogni tuo raggio ha spento
E sul fiorir degl’anno
Il tuo spendore ohimè tramonta e cade
Sventurata beltade.

Almeno avessi antiveder potuto
Così fiero accidente
Ch’al tuo seno innocente
Stato sarebbe scudo
Questo mio petto ignudo
Né mirata disgiunta da te
M’havrebber mai queste contrade

Sventurata beltade.

O pur t’havrei dolce mia vita almeno
Abbracciato per sempre una sol volta
E nel tuo seno accolta
T’havrei pur detto al punto estremo a dio
Dolcissimo Aci mio.

Ma tu più d’ogni mostro empio selvaggio
Polifemo inumano
Come armasti la mano
Per oscurar del mio bel sole il raggio
Forse perché è costume de giganti
Il vibrar contro le stelle
L’armi inique e rubelle?
Tu che d’Aci il sembiante
Un ciel credesti
Contro lui ti movesti.

Su dunque o Giove o dei
Contro il crudo vibrate aspra saetta
Vendetta vendetta o ciel vendetta.

Ma se non ode il ciel i miei lamenti
L’udiran questi colli e queste selve
L’udiranno le belve.

Vendetta homai vendetta
Vendetta o fiere amiche
O tigri o aspi o orsi
Dalle più cupe tane
Con velenosi morsi
Uscite a divorar membra inumane
Fere di quella fera assai più pie.
Deh vendicate voi l’ingiurie mie.

<i>Aria</i>
Uscite a cento a cento
Dove il crudel si sta
Pietà del mio tormento
Risvegli i voi pietà.

Esangue macero
Per voi sia lacero
Quest’empio mostro
Di crudeltà.

Il mio bell’Aci è morto
Polifemo il tradì
Ond’io senza conforto
Piangerò la notte e’l dì.
Su su prendetelo
Fiere uccidetelo
Quest’empio mostro
Che lo ferì.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-GR - Grottaferrata - Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata
collocazione Crypt. it. 3.39

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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