Scheda n. 8749

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1662

Titolo

La Civetta / M.M. [Doppo lungo penare]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

autore incerto: Marazzoli, Marco (1602/5-1662)

Fa parte di

Arie e cantate (n. 8731/13)

Pubblicazione

[Roma? : copia, 1640-1662]

Descrizione fisica

C. 67-73

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Rostirolla 2003: p. 714

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Doppo lungo penare
2.1: (recitativo-arioso, c-3)
La fierezza de’ suoi sguardi
3.1: (recitativo, c)
Stanca al fin di volare
4.1: (arietta, fa maggiore, c)
È sì grande il tuo valore
5.1: (arietta, 3)
Ma chiede un sventurato invano aiuto

Trascrizione del testo poetico

Doppo lungo penare,
Avido il mio desio
Di goder quel sembiante,
Che sovente è cagion del pianto mio,
Movo il piè frettoloso
Ver’ la magion di Filli,
E miro che la bella,
Onde è mia fe’ negletta,
Passa l’hore del giorno
Con dar legge giocosa ad una civetta.
Questa sopra il mazzuolo
Spiega tal’hor il volo, e scende giù;
Poi risalita sù
Co’l bizzarro suo moto,
E del capo, e del guardo,
Erge tanto se stessa
Ch’è fatta gigantessa
Per satiar sue brame
Sfida ogni augello a singolar certame.
Ecco poi sì dimessa
Su la mazza diviene
E così bassa
Ch’appena all’occhio lassa
Ben distinguer, alfin quel che si sia.
In somma era sì dotta,
E così scaltra,
Che di gran lunga
Ogn’altra prevalea
Di saper, e di destrezza.

La fierezza de’ suoi sguardi,
La fortezza del suo artiglio
Ah l’apprese dal suo ciglio
Bella Filli, e da’ tuoi dardi.
Si, si, così va la beltà.
Se tormenta, se dà guai
Comincia il duol per non finir già mai.

Stanca al fin di volare,
E di girar d’intorno
Dell’oprato chiedea giusta mercede.
Onde Filli cortese
Con quella bianca mano,
Che delle nevi avanza il bel candore,
Con una gioia infinita
Porge all’amato augel esca gradita.
Ma pria di consolarla
Scioglie il nodo alla lingua, e così parla.

È sì grande il tuo valore,
Che da te ogn’altra impara
Perché sappi mi sii cara
Io ti do per cibo il core.
All’hor io pien di dolore
Prendo a dir: non è vero,
È fallace il tuo pensiero
Son’io quel che l’ho perduto.

Ma chiede un sventurato invano aiuto.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
collocazione Mss 2565.13

Scheda a cura di Federica Zaccari
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