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Legami a persone
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Redazione
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Titolo uniforme
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Bibliografia
Descrizione analitica
Una bella ritrosetta
Troppo strana cortesia
Ma il servir senza mercé
Mentre così sdegnato
La bella crudele
Qual vuoi che sia quella
Chi non ha donnesco il core
Pensa dunque, mal accorto
Così disse l'ostinata
Se non ha chiave d'or, corde d'argento
Trascrizione del testo poetico
Una bella ritrosetta
Che col guardo mi ferì,
Che col riso mi piagò
Non vorrebbe dir di sì
Né s’arrischia a dir di no.
Io che star fra due non so
Volsi alfin sbrigarla un dì
E pigliando risoluto
Certo vecchio mio leuto
Intrapresi a dir così:
Troppo strana scortesia,
Lidia bella, usi con me
Deh perché armi il cor di tirannia?
Se tu sei l’anima mia,
L’adorata deità?
Non voler con empietà
Far penar chi t’adorò,
Far languir chi ti servì.
Dimmi bella, dimmi un po’
Che ti costa a dir di sì?
Forse rimprovero mi farai tu
Che il cor sia povero di servitù?
Ser parli così di mia fedeltà
Sei cieca, sei cruda,
Sei empia, sei nuda
D’humana pietà.
Tu dici ch’io fingo,
Ch’ho un core posticcio
Che sol per capriccio
Così ti lusingo?
Lidia mia, non sta così
Il mio cor pur troppo sa
Quanti guai fin hor soffrì
Per tirannica beltà.
Io non so fingere la servitù
Come sai pingere il volto tu.
Son fido e costante,
Ho un’alma d’amante
Che serba la fé.
Ma il servir senza mercé,
Lidia mia, più non si può:
Bisogna dir di sì o dir di no.
Mentre così sdegnato
Tentavo proseguir le mie querele
Una corda maestra del leuto,
Stanca d’accompagnar il mio lamento,
In due pezzi n’andò su lo stromento.
La bella crudele
Che scoppio improviso
Di corda sentì
Movendosi a riso
Rispose così:
Inesperto tu chiedi
Con musico lamento
Qualche tregua di speme
Al tuo tormento;
Misero e non t’avvedi
Che mentre lo stromento non s’accorda
Per forza mi convien darti la corda.
Qual vuoi che sia quella
Che Amor ti conservi
Se romponsi i nervi
Nell’opra più bella?
Folle il tuo cor se brama
D’incostante beltà viver sicuro;
Si sa pure per fama
Ch’Amor porta su gl’occhi un velo oscuro.
La legge d’Amore a patti non sta.
Chi non ha donnesco il core,
Chi non ama libertà.
Non per altro porta Amore
Ali al tergo e fascia al lume
Se non perché pretende
Che gl’amanti su gl’occhi habbin le bende
E le donne al cervel portin le piume.
Il voler stringere
Donna mutabile a ferma star
È come fingere
Il cielo stabile, costante il mar.
Pensa dunque, mal accorto,
Se legar mi vuo’ con te
Mi protesto che per me
La costanza e fedeltà
Ombre son di vanità.
Queste massime d’honore
D’una femina nel core
Sono sogni, sono fole.
Parta pure quando vuole
Chi servir così non può,
Non voglio dir di sì, né dir di no.
Così disse l’ostinata
Accompagnando ancora
A sì barbari accenti una risata
E mentre ella ridea
Di sentenza sì ria
Estatica pendea
Dalle labra di lei l’anima mia.
Al fin più non potendo
Soffrir lo scherno indegno
Cangiando Amore in sdegno
Spezzai confuso e muto
Qual Orfeo disperato il mio leuto.
Quindi garruli amanti
Imparate per prova
Ch’il sonarla alle donne hoggi non giova
E in questa età di ferro
Non ha grata armonia dolce stromento
Se non ha chiave d’or, corde d’argento.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 567.9
Scheda a cura di Ivano Bettin