Scheda n. 8598

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1641-1660

Titolo

Morte di Leandro et Hero

Presentazione

Partitura

Fa parte di

Redazione

[Roma : copia, 1641-1660]

Descrizione fisica

C. 92r-98v (olim: p. 187-200) ; 97x270 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Titolo dall’intitolazione sopra l'incipit. Per il luogo di copiatura v. Repertori.

Titolo uniforme

Così favella a Coridone. Cantata, morte di Leandro ed Hero

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Così favella a Coridone Aminta
2.1: (aria, mi minore, c)
Mar che fremi sì adirato
3.1: (aria, mi minore, c)
Ma per Dio mi curo poco
4.1: (aria, mi minore, c)
La tempesta è per me calma
5.1: (aria, mi minore, c)
Sempr’amor ch’è nume giusto
6.1: (recitativo, c)
Qui l’amante d’Abido

Trascrizione del testo poetico

Così favella a Coridone Aminta
Pastor credimi pure io non t’inganno
All’hor da’l senso la ragione è vinta
Quando dell’alme Amor si fa tiranno
All’hor ogni virtù rimane estinta
E ne sovrasta sol mortale affanno.
Ma senti in prova del mio dir sincero
L’infausto caso di Leandro et Hero:
Cadea da’l cielo precipitato il giorno
E la notte sorgea cinta d’horrori
A l’opposto emisfero il sol ritorno
Facea co’ suoi fecondi almi splendori
Quando lieto il garzon mirando intorno
Silentio amico a’ suoi furtivi amori
Corre colà dove goder ei suole
Quasi in onta del sì notturno sole.
Ma giunt’al mar che l’alma a lui divide
Mira sconvolto il fruttuante regno
Onde varcar le sue procelle infide
Temeria vasto e proveduto legno
Che se tremendo e quand’alletta e ride
Qual sarà mentre poi ferve di sdegno?
Non è oggetto si fiero il ciel turbato
Scossa la terra o Flegetonte irato.
Per desio, per timore avvampa e gela
Il garzone hor pauroso et hor audace
L’amato lido oscura notte cela
Essendo estinta ogni notturna face.
Amor con la su benda i lumi vela
Acciò non tema l’ocean vorace
Ma de la morte il naturale horrore
Frena l’ardito e temerario core.
Curioso poi non men del mar che mira
Ostacolo importuno a’ suoi diletti
Grida, freme, si duol, piange e sospira
Misti in un sol dolor tutti gl’affetti.
Hor contra il cielo, hor contr’il mar s’adira
E confonde tal’hor prieghi e dispetti.
Ma risoluto al fin depon le spoglie
Mentre ch’il canto in queste note scioglie.

Mar che fremi sì adirato
E ch’in ciel tenti salire
Io per me non saprei dire
Chi di noi sia più turbato.
Somiglianti a l’onda bruna
Sono i miei pensieri amari
Ond’avvien ch’hor siam del pari
Agitati da fortuna.

Ma per Dio mi curo poco
Che l’avverse inique stelle
Destin l’onde e le procelle
Per opporsi al mio gran foco.
Chi a solcare il mar m’invita
Può avvivar mia fiamma spenta
Né la morte mi spaventa
Quando corro a la mia vita.

La tempesta è per me calma
Hor ch’io son lontano d’Hero
Perché sdegna il mar severo
Assorbir corpo senz’alma.
Se il desio d’un velo d’oro
Insegnò volar su l’onde
Vil timor non mi confonde
Mentre cerco il mio tesoro.

Sempr’amor ch’è nume giusto
Doppo i guai dona contenti
E da un mar d’aspri tormenti
Ne conduce a un mar di gusto.
Onde amare a far soggiorno
Per voi passo a dolce porto
S’è destin ch’io resti absorto
Dhe non sia ch’al mio ritorno.

Qui l’amante d’Abido
Giunto al fin miserabile
Va dal paterno lido
Nel mare inesorabile
E con sue membra tenere
Poggia per monti ondosi
Al ciel di Venere.
Ma tosto vacilla
Perché non sfavilla
Né mirasi più la guida
Ch’infida sua scorta si fa
Per l’humide strade la face
Che già Lucifero fu
E spero cade
E seco l’infelice
Mentre da’l mare è vinto
All’hor ch’avvampa più rimane estinto.
Poscia l’onda superba
Sdegna darle ricetto
E su l’arena e l’herba
Doppiamente homicida
L’espone al caro oggetto
Che sin’al ciel fa risonar le strida.
Onde trafitta da dolor mortale
Spira con fato eguale
A la sua vita a canto
S’egli nel mare, ella in un mar di pianto.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2490.55

Scheda a cura di Ivano Bettin
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