Scheda n. 8280

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1700

Titolo

Doppo che le tempeste

Presentazione

Partitura

Fa parte di

Redazione

[S.l. : copia, 1650-1700]

Descrizione fisica

C. 90v-96v [88v-98v]

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Doppo che le tempeste
2.1: (aria, do maggiore, c)
Nel più bel de miei verd’anni
2.2: (aria, c)
Viddi Pafo viddi Cipro
2.3: (aria, c)
Quando più parea sereno
2.4: (aria, c)
Sì tradito gl’occh’aperti
3.1: (recitativo, c)
Ho sofferto abastanza

Trascrizione del testo poetico

Doppo che le tempeste
Le sirene incontrò
Dentro il mar di questa vita
Un incauto nocchier che dall’arena
Sempre lungi portò la nav’ardita
Fuggit’al fin dall’onda
Con lacerate vele
E con atenne (sic) infrante
Pallido nel sembiante
Il suo piè ritirò fuora le sponde
Poi sul campato legno i lumi affissi
E contr’il ciel e contr’il mar sì disse:
Calm’infedel serenità fallace
Alletta pur l’abeti
Che da monti superbi
Scendano in mare
Mostra sicura pace
Placidi i golfi tutti e i venti cheti
Ch’io ben servo di te memorie amare
O come bello appare
Il mare il cielo e pur dal mar dal cielo
Naufrago pellegrino
Io mi querelo nocchier incontro al lido
Misero dianzi ed hor felice esempio
Corro coi venti al tempio
E per vostro consiglio inalz’un grido
E sel vero v’esorto
Ah non credete al mar tornate al porto.

Nel più bel de miei verd’anni
Mi fidai sul fragil pino
Lusingavano al camino
D’aure fresche i lieti vanni.
Né credea colmo d’inganni
Un seren che già per l’acque
Guid’in cor desio mi nacque
Di girar l’occaso e l’orto
Ah non credete al mar tornate al porto.

Viddi Pafo viddi Cipro
E le veneri adorate
Ma tempeste sempre mai
Son d’amor d’intorno al lido
L’ocean barbaro infido
Di Cupido io solcar volli
Ma ben tosto i lini sciolsi
Che potea restarvi assorto.
Ah non credete al mar tornate al porto.

Quando più parea sereno
Un fulgor d’amiche stelle
Ecco d’orride procelle
Tutte armarsi all’aria il seno
O di nubbi il ciel ripieno
DI fulgori e di lampi
Vi fremean l’ondosi campi
Che volea vedermi morto.
Ah non credete al mar tornate al porto.

Sì tradito gl’occh’aperti
Vidd’intorno e sirti e scogli
E del mare vasti orgogli
Molti legni andar dispersi
Qui sbattuti là sommersi
Infiniti naviganti
Da quei pelaghi incostanti
E’ stupor ch’io sia risorto.
Ah non credete al mar tornate al porto.

Ho sofferto abastanza
Nocchieri in ogni flutto
Cela i naufragi al peregrino la morte
E vana la speranza
Da campar da per tutto
S’aprono del morir l’orride porte
O alme male accorte
Chi non si persuade
Bianco più del timor che per l’etade
Hora ch’il crine io porto
Lasc’al mar le sue calme e vivo in porto.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.5.32 [olim Cantate 37].13

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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