Scheda n. 8237

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

All’hor ch’il forte Alcide

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rossi, Luigi (1597-1653)

Redazione

Copia

Descrizione fisica

C. 87r-90v ; iniziale ornata.

Filigrana

Non rilevata

Note

Il testo è attribuito in indice a Domenico Benigni, tuttavia questa attribuzione è dubbia. Cfr. Bibliografia

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Caluori 1981: p. 27, n. 9

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, re maggiore, c/)
All’hor ch’il forte Alcide
2.1: (recitativo, si minore, c/)
Ancora ancor’ degg’io
3.1: (recitativo, si minore, c/)
Deh pur sapessi
4.1: (recitativo, si minore, c/)
O quante volte
5.1: (recitativo-arioso, re maggiore, c/, 3)
Volea più dir

Trascrizione del testo poetico

All’hor ch’il forte Alcide
Nel gran campo di Marte
Invitto superò huomini e belve
Fatta l’isola Egeo campo d’Amore
Fu dalla bella Iole al fin ei vinto
Onde con mano imbelle
Deposto con la clava il fier sembiante
Vivea tenero amante.
Deianira infelice
Che già lunga stagione
Il suo consorte desiand’ attendea
Vinta un giorno dal duol cosi dicea.

Ancora ancor’ degg’io
Priva del mio bel lume
Vedove trar le notti e foschi i giorni
Dunque l’idolo mio
Ancor deggio mirare e pur fia vero
Solo col mio pensiero
Ahi ch’il dolor m’uccide
Torna deh torna a Deianira Alcide.

Deh pur sapessi almeno
Dove porti o mio sole il dì sereno
Onde divien la terra
Per le sciagure mie così felice.
Ahi che pur devi homai
Dopo lunga dimora
Ritornare a colei ch’Alcide adora.
Ma se schivi crudel le patrie mura
Non mi si vieti almen che teco io venga
Con la face d’Amor ch’io porto in seno
Uccider tu potrai l’Idra lernea
Non la belva Nemea
Teco fia ch’io paventi
Né Cingnal Erimanto
Né l’orgoglioso Anteo
Né degl’orti d’Esperia il fier Dragone
Le vigili eternò
Verrò teco all’inferno
Ma tu non odi e me il dolore uccide
Torna deh torno a Deianira Alcide.

O quante volte o quante
Del mio tristo pensiero
Credo col sonno allegerir la mente
Quindi il notturno velo
Prego nasconda il Cielo
Ma non more col giorno il mio tormento
Perché parmi tal’hor ch’Ercole estinto
E da fera crudel a terra cada
E lo trafigga ohimè più d’una spada
E con rigor maggiore
Gela poscia nel cor l’anima mia
All’hor che vaneggiante
Io lo rimiro in feminil sembiante
Seguir Donna impudica
A me rotta infedel la fede antica.
Ma di tal vaneggiare Amor sen ride
Torna deh torna a Deianira Alcide.

Volea più dir ma tacque
All’hor che di repente
Udì confuso un grido
Far risonar il lido
Onde ciò che desia
Ella crede che sia
E parte e giunge a lido in un istante
Come havesse d’amor l’ali a le piante.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
collocazione RES VM7-102-150.17

Scheda a cura di Sébastien Guillot-Genton
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