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Trascrizione del testo poetico
Bel veder chi qua, chi là
Correr dietro alle sue voglie.
Come a niuno il suo si toglie,
Così a tutti il suo si da.
Bel veder chi qua, chi là.
Bell’udir chi si, chi no,
Dir di ciò che sente o vede.
Quanto meno altrui si crede,
Tanto meno errar si può.
Bell’udir chi si, chi no.
L’antica meraviglia
Negli Eredi Nipoti ancora dura,
Perché pochi o nessun altri somiglia
Di Genio e di natura; e questo è il bello,
Che tutti, ancorché sieno
Sì diversi di Genio, e di cervello,
Se non in altro almeno,
Sono in ciò da lodare,
Che fan tutti a suo modo, e lascian stare.
Chi cruda, chi cotta
La vuole a capriccio.
Lo stesso pasticcio
Per tutti non fa.
Men giusta che dotta
Non è la Natura
Del ventre a misura
La gola ci dà.
Chi cruda, chi cotta c.
Chi ha petto e cervello
Di fare a suo modo,
Mantenga pur sodo
Sì bella virtù.
Qualora fa quello,
Che ‘l Genio gli addita;
S’allunga la vita,
Dieci anni di più.
Chi ha petto e cervello c.
Cessò dunque ogni lite
Circa il voler la stessa cosa tutti;
Ma ne nacquero intanto altre infinite,
Circa gli stolti e stravaganti Umori
Che si sono introddutti,
Finché di ciance sole
Furon le liti, andò la cosa bene;
Ma perché poi si viene
Dalle parole a i fatti, alle parole
Giove turò la bocca, e fe’ un precetto
Saggio non men, che retto,
Dove obbligava tutti al…..
De Gustibus non esse disputandum.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione VOL. MISC. 177 1.3
Scheda a cura di Chiara Pelliccia