Scheda n. 570

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1670

Titolo

[Poss’io]...l’havea mai sempre

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

[cantate da camera] (n. 535/12)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1650-1670]

Descrizione fisica

C. 60-71v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, c)
Poss'io
2.1: (recitativo, c)
Et ecco spuntar fuori
3.1: (recitativo-arioso, c)
Il crin che lasciai nero
4.1: (aria, c)
Della fronte spaziosa
5.1: (recitativo, c)
Così bianca e lucente
6.1: (recitativo, c)
Era tanto sottil l’arco del ciglio
7.1: (recitativo, c)
Spandean le guance sue due fresche rose
8.1: (recitativo, c)
Che più! Cangiato havea l’aria del volto
9.1: (recitativo, c)
Tal mi si fece incontro
10.1: (aria, re minore, c)
Orgogliosa viperetta
11.1: (recitativo-arioso, c)
Quest’acque ch’adopri
12.1: (aria, c)
Di belletti e di misture
13.1: (recitativo-arioso, c)
Tutta finta o Laurinda
14.1: (aria, c)
Motteggiando in questa guisa
15.1: (recitativo-arioso, c)
Di vergognoso sdegno

Trascrizione del testo poetico

Poss’io
[….]
l’havea mai sempre
E la mente el pensiero
Quando per dar conforto agl’occhi ancora
Mossi il piè frettoloso
Verso la sua magione
Et un pensier geloso
Mi servì nel camin
D’acuto sprone.
Giunsi e la chiusa porta
Con l’appeso martel
Percossi Irato
E la mia bella Venere chiamando
Sembrai fatto vulcano
Con un martello al core e l’altro in mano.

Et ecco spuntar fuori
Alla terza battuta
Seminando splendori
Beltà non più veduta
Era questa Laurinda
Ma cotanto allisciata
Ch’in riformar se stessa
Erasi in altra donna trasformata.

Il crin che lasciai nero
Trovai d’oro lucente
Onde mi venne in mente
Che avesse un oro tal fatto per gioco
Qualche amante alchimista
Ma so che nessun crin resiste al foco
Conobbi all’esser riccio
Ch’egl’era un crin posticcio
E non volsi dar fede a quei capelli
Perch’eran tutti anelli.

Della fronte spaziosa
Ogni pelo rinascente
Svelto havea vetro tagliente
E se ben non la piagò
La chiarata v’applicò
Ma beltà breve
Quel vetro lieve
Darle poté
Ch’in un soffio è fabricato
E che macchiasi col fiato.

Così bianca e lucente
Parea fatta col gesso
E lisciata col dente
Onde hebbi a dir
Ch’in quella fronte uscita
Fosse un’alba imbrunita.

Era tanto sottil l’arco del ciglio
Che s’ à scoccar un dardo
Ei si fosse incurvato
Si sarebbe spezzato
E se alcun di toccarlo havesse ardito
Gl’havria troncato il dito
Perché un gentil [… 65]
Dato il filo gl’havea
Più ch’à un rasoio.

Spandean le guance sue due fresche rose
Rimesse a vista e non piantate ad arte
Poich’à foggia di lettere di cambio
Venute eran di Spagna in su le carte.

Che più! Cangiato havea l’aria del volto
E l ciel di sue bellezze
Mentr’era d’acqua pieno
Apparia più sereno.

Era dipinta insomma
E pur su la vernice e su la gomma
Non potean gli occhi miei fermar un guardo
Che da quel volto sì lisciato et unto
Sdrucciolava appena giunto.

Tal mi si fece incontro
Onde non conoscendo il suo sembiante
Io chiesi a lei s’era Laurinda in casa
Mentre l’havea davante
Ella è fuori mi disse
Uscita appunto adesso
Ch’esci tu di te stesso
Conobbi all’hor quest’adirata voce
E la parola sua vera si fé
Perch’uscì di stupor fuori di me.

Orgogliosa viperetta
Soggiunsi io, ben ti conosco
E ben so com’andò
Ch’in lasciar la vecchia spoglia
Tu prendesti novo tosco.

Quest’acque ch’adopri
Hor ch’il voltot’imbianchi e ti colori
Son mortiferi liguori
Onde poi stupor non è se rabbiosa
Dispettosa io ritrovo tua beltà
Che per cibo il velen a lei si dà
Ma tua beltà diss’io!
Ah che tua non è già più.

Di belletti e di misture
Tutte son le tue vaghezze
E l’antiche tue fattezze
Son d’altrui nove fatture.

Tutta finta o Laurinda
Alfin sei tu
Ma se te’l dice più mia lingua ardita
Dammi te stessa in dono
Che mi darai così una mentita

Motteggiando in questa guisa
Con la bella imbellettata
Non potea tener le risa
Di vederla anzi tempo mascherata.

Di vergognoso sdegno
So ben io che s’infiammò
Ma sul volto un picciol segno
Per allor non ne spuntò
Onde affermar bisogna
Ch’il rossor dello striscio
Venne indietro il rossor della vergogna.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Ria - Roma - Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte
collocazione Ms 1.12

Scheda a cura di Alessia Silvaggi
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