Scheda n. 8031

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1680

Titolo

Del Sig. PierSimone Augusti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Agostini, Pietro Simone (ca. 1635-1680)
copista: Chiusi, Antonio

Fa parte di

Pubblicazione

[Roma : copia di Antonio Chiusi, 1660-1680]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 65r-98v)

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dall’intitolazione; cartulazione moderna; vuota la c. 98v.; per il copista v. Bibliografia

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (arioso, la minore, 3/2)
Fu sì dolce la ferita
2.1: (arioso, 3/2)
Mille cori da me furon bramati
3.1: (recitativo-arioso, c)
Misero e non mi avvidi
4.1: (arietta, fa maggiore, 3/4)
Un miserabile
5.1: (arioso, 3/4)
Se Cupido ti impiaga
6.1: (recitativo, c)
Quel balsamo ch'estrae chimica mano
7.1: (arietta, re minore, 12/8)
Gelosia deh dillo tu
8.1: (arioso, c)
No che ridir nol sa che mal l'intende
9.1: (recitativo, c)
O flagel dei viventi
10.1: (arioso, c)
Di Sisifo i sassi
11.1: (recitativo, c)
Ditemi vi è martire
12.1: (arietta, 3/2)
Col tradito in paragone
13.1: (recitativo-arioso, c)
Testimonio dolente io ve l'attesto
14.1: (aria, re maggiore, c/)
Speranza sirena del mondo
15.1: (arioso, 3/2)
Lo provo lo so né più crederò
15.2: (arioso, c)
Ch'io già chiudo l'orecchio e corro al lito
16.1: (recitativo, c)
Pompe di servitù legami indegni
17.1: (aria, do maggiore, c)
Soccorrimi o Sdegno
18.1: (recitativo, c)
Odio della beltà l'altero orgoglio
19.1: (aria, 3/4)
Se io più cerco raggirarmi
20.1: (recitativo, c)
S'apra l'abisso e in quelle eterne notti
21.1: (arioso, c)
I fulmini dal cielo
22.1: (arioso, 3/2)
Se io torno a quei lacci

Trascrizione del testo poetico

Fu sì dolce la ferita
Che nel sen m’aperse amore
Che mi dolsi haver un core
Ed haver solo una vita.

Mille cori da me furon bramati
Per vederli un sol dì tutti piagati.

Misero e non mi avvidi
Ch’io desiai la morte ch’io ricercai
Nell’alma un fier tiranno
Con termini homicidi
Egli a tanti martiri aprì le porte
E vi introdusse un sempiterno affanno.
Non conobbi l’inganno
Nudo cieco fanciullo a me sen venne
Ma poscia di fanciullo Arcier divenne.

Un miserabile
Chi veder vuol
Sen venga a me
Poiché sanabile
La piaga e il duol
D’amor non è.

Se Cupido ti impiaga
Sin che tu porti il cor porti la piaga.

Quel balsamo ch’estrae chimica mano
Havrà virtù bastante
A purgarti il veleno
Sparso per entro il seno
D’un che dall’idolo suo vive lontano
O di un tradito o di un geloso amante.

Gelosia deh dillo tu
Che FILEN ridir nol sa
Può quest’alma pianger più
Può soffrir più crudeltà.

No che ridir nol sa che mal l’intende
Chi l’infinito a misurar si prende
No che nol sa ridire alma a cui lice
Numerar le sue pene è assai felice.

O flagel dei viventi
Magera degli amanti
Fonte di eterni pianti
Ricetto dei tormenti
O viva morte che la morte avanza
Così chiamarti debbo lontananza.

Di Sisifo i sassi
Di Tantalo i chiostri
Delle aquile i rostri
Tu sola trapassi.
Furie vantate pur le nostre pene
Più crude delle vostre il cor sostiene.

Ditemi vi è martire
Che vincer possa il duol
Di uno che è tradito
Si ingegni pur Cocito
Contro quei spirti rei di incrudelire.

Col tradito in paragone
Voi di entrare invano pensate
Con voi parlo alme dannate
E di Titio e d’Itione
E di quante laggiù stiga in eterno uso
E di tormentar questo e l’inferno.

Testimonio dolente io ve l’attesto
Quando credea che l’infedel beltute
Mi osservasse la fé di Abido e Sesto
Le gratie a me donate a me ritolte
E novello amatore in braccio avvezze
Mi rivolsi alla speme
Che mi promise in breve ogni conforto
Ma l’istesse ferite ancora io porto
Ma l’istesso dolore il cor mi preme.

Speranza sirena del mondo
Ch’alletti col canto e uccidi
Vezzosa tiranna che ridi
Il viso di pianto è fecondo.

Lo provo lo so né più crederò
Al tuo canoro invito
Ch’io già chiudo l’orecchio e corro al lito.

Pompe di servitù legami indegni
Fregi di crudeltà piaghe amorose
Non restin nel mio seno i vostri segni
Né sovra l’alma mia l’orme penose.

Soccorrimi o Sdegno
Se amor mi tradì
Dal barbaro Regno
Il piè che fuggì
Pentitosi ardì
Ricorrere a te
Serbarti la fé
Per sempre mi impegno.

Odio della beltà l’altero orgoglio
Così giuro e prometto e così voglio.

Se io più cerco raggirarmi
Di due luci al bel fulgor
Corra il petto a lacerarmi
Delle belve il rio furor.

S’apra l’abisso e in quelle eterne notti
Me se più seguo amore o terra inghiotti.

I fulmini dal cielo
Scocchi il tonante dio
E tempeste di fiamme urne di gielo
Urti irata Giunone sul capo mio
E quanto vi ha di fero il ciel minacci.

Se io torno a quei lacci
Se m’offro a quel dardo
Contro di me
Voi Deità di [sic] invoco
S’adoro un bel guardo
Se riedo a quel foco
Contro di me
Tutte vi chiamo
Se Filli più bramo
Se più mi distruggo
Resta amor ch’io ti sprezzo e me ne fuggo.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2471.6

Scheda a cura di Manuel Carassai e Giacomo Sciommeri
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