Scheda n. 8005

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1680

Titolo

S.r Luigi Rossi / Mostro con l’ali nere

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rossi, Luigi (1597-1653)
autore del testo per musica: Corgna, Fabio della

Fa parte di

Pubblicazione

[Roma : copia, 1650-1680]

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Caluori 1981: p. 69

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, c)
Mostro con l’ali nere
2.1: (recitativo, c)
Disse a che più languir misero amante
3.1: (recitativo-arioso, c)
Anzi e nel dir cosi scotendo il crine
4.1: (recitativo-arioso, c)
Ciò detto ecco vegg’io
5.1: (recitativo, c)
Quel magico talento
6.1: (recitativo-arioso, c)
Vinto a piedi le caddi
7.1: (recitativo, c)
Al suon di queste voci
8.1: (aria, c)
Ahi che tormento e pena e che dolore

Trascrizione del testo poetico

Mostro con l’ali nere
Col crin di serpi e con le man di gelo
Uscito dal inferno
Ottenebrando il bel splendor del cielo
Sovra di me volò
L’infauste labbra aprì
La voce che n’usci
Trafiggendomi il cor s’articolò.

Disse a che più languir misero amante
Come non vedi homai
Che tradisce tua fé l’infida Clori
Tu che d’amor conosci
Ogni oggetto ogni forma ogni sembiante
Nol vedesti l’altr’hier negl’occhi suoi
Lusinghiero volante
All’hor ch’ad onta della fiamma on’d ardi
Nel volto a Coridon fissò gli sguardi
Ma che più l’empia mano
Fiori non gli donò
Pur lo vedesti tu
Pur il tuo cor lo sa
Che serpe vi mirò d’infedeltà.

Anzi e nel dir cosi scotendo il crine
Vibrò le serpi e dibattendo l’ale
Mi coprì con la destra il core oppresso
Fé il volto horrendo e in suon mesto e feroce,
Gonfiò le fauci e intumidì la voce.
Anzi disse sovvenga
Al tuo pensier tradito
Che l’altr’hier ne lo speco
Ch’a Venere dicò l’antica gente
Coridon entrò seco
Ove forse la rea
Si mostrò nuova Dido e nuov’ Enea.
Miri, miri, l’Arcadia
Trafitta homai dal scelerato petto
Dell’empia traditrice
Qual già mirò Cartago
De la Regina sua l’aperte vene
Quanto più si conviene
A costei ch’a colei perder la vita
Ingannata fu quella e questa inganna
Traditrice costei colei tradita
Quella Regina fu quest’è tiranna.

Ciò detto ecco vegg’io
Clori venir ver me
Coperto il vago piè d’argentea spoglia
Era disciolto all’aure il crin dorato
E all’aure anco ondeggiava
Ricca sidonia veste
E sotto il lato manco
Otioso pendea l’arco dal fianco
Fatto ardente il mio core
Dal consiglier alato
Fé ch’io sciolta ver lei l’irata lingua
Con interrotto suono
Espressi i miei dolori
Sua fede infida et i traditi amori
Ella poscia che udì sorrise e disse
No Aminta non è ver, e mi baciò.
Ahi ch’io mutai pensiero
La gelosia fuggì
Quel riso m’invaghi
Quel bacio m’incantò
E invaghito e incantato
Io mi credei quel no.

Qual magico talento
Dieder le stelle a femminil bellezza.

Vinto a i piedi le caddi,
E dissi amata Clori
Ogni voler ti cedo,
E se tradito m’hai perdon ti chiedo.

Al suon di queste voci innamorate
E tenere battendo ali d’argento
Venne il fanciul di Venere e disse:

Ahi che tormento
Che pena e che dolore,
È pugnar con amor seguendo Amore.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

US-Eu - Evanston (IL) - Northwestern University, Library
collocazione Mss. 1.29

Scheda a cura di Irene Maria Caraba
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