Scheda n. 7991

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

Uccidetemi pur, fieri martiri

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rainaldi, Carlo (1611-1691)

Redazione

Copia

Descrizione fisica

C. 1r-8v ; Iniziale ornata

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Uccidetemi pur fieri martiri. Cantata lamento

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, re maggiore, c/)
Uccidetemi pur
2.1: (recitativo, si minore, c/)
O Lidia o mio conforto
3.1: (recitativo, sol maggiore, c/)
Questi gl'amplessi
4.1: (recitativo, re minore, c)
O Lidia idolo mio
5.1: (recitativo, la maggiore, c/)
Ma lasso
6.1: (arioso, mi minore, 3/2)
Quelle rapiscono
7.1: (arioso, la minore, c/)
Ne può mirare
8.1: (aria, re maggiore, c)
Vivi pur lieta
9.1: (arioso, re maggiore, 3/2)
Cosi pianse Fileno

Trascrizione del testo poetico

Uccidetemi pur,
Fieri martiri
Non più lasciate
Un infelice in vita
Chi fia, che mi consoli,
Chi porgerammi aita,
Pria che l’alma s’involi
Fra querele e lamenti,
Uccidetemi pur,
Fieri tormenti.

O Lidia o mio conforto,
Se fosse a te palese
L’acerba piaga che nel seno io porto
Indi come la sorte empia e scortese
Nelle tempeste sue mi vuol assorto.

Questi gl’amplessi sono
Queste le gioie sospirate tanto
Amor così mi lasci in abbandono
Amor ingiusto e fiero in preda al pianto.

O Lidia idolo mio
Come a te lungi abbandonato e solo
Lasso viver poss’io
Lungi a chi mi dà vita in braccio al duolo.

Ma già che al mio languir sorda è la morte
Già che non m’ode il fato,
E la mia dura sorte
Con le stelle a miei danni
Han congiurato già che l’istesse fere
Più crude, e più severe
Niegan trarmi di vita
E mia pena infinita
Fatto ha pietosi i rigidi serpenti
Uccidetemi pur fieri tormenti.

Ma lasso a che mi lagno
Qual v’han colpa le stelle
Lidia sel’ sen percoto el volto bagno
È sol merce delle tue luci belle.

Quelle rapiscono
Quelle feriscono.

Né può mirare un’anima
Senza scoprirvi l’intimo
Ond’io ch’el sguardo fervido
Non seppi altrui nascondere
Pago col duro esilio
Le pene del silentio
E fin che l’ombra estinguesi
Del vostro amore o Lidia
Nell’altrui mente eccessino
Gl’empi susurri io languido
Con fronte essangue e pallida
Sosterrò l’aspre ingiurie
Della fortuna instabile.

Vivi pur lieta et amami
Mentre fra doglie, e lachrime
In parte oscura, et horrida
Sento languir lo spirito.
A Dio speme, a Dio vita, à Dio ristoro,
Col tuo bel nome io taccio, io cado, io moro.

Così pianse Fileno
Le sue sventure lungi
Da chi seguì onde fatte
Per duol le luci oscure,
Cadde il misero a terra e tramortì.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
collocazione RES VM7-102-150.1

Scheda a cura di Sébastien Guillot-Genton
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