Scheda n. 7675

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

La Sirena d’Ulisse

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte terza, pp. 69-72

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Che fai mio cor che fai? Le faville cocenti. Forma non specificata, La Sirena d'Ulisse

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Che fai, mio cor, che fai?
Le faville cocenti
Fuggi d’un bel sembiante,
Fuggi con piè volante
Di duo begli occhi ardenti
Il luminosi rai
Chi non fugge, in amor non vince mai.

Era tranquillo il mare,
Stanco dormia de’ cupi fondi il vento;
De non quanto un’auretta
Placida, lusinghiera
Figlia del novo giorno
Susurrando d’intorno
Per l’ondoso elemento
Facea quell’onde amare,
Ch’erano di zaffir, parer d’argento.

Dimmi auretta,
Che soletta
Sì fastosa errando vai,
A qual prora il corso dai?
Se per l’alto i lumi scioglie,
Quale antenna
Quasi penna
Nel suo seno i fiati accoglie?

Di ricche spoglie onusta,
Ch’a le frigie faville altri rapì,
Altera nave augusta
Al soave spirar d’aura feconda
I gran campi de l’onda
Solca felice e pare,
Ch’al suo bel corso ubbidiente arrida
E la Fortuna e ’l mare.
In sembiante guerriero
Cinto di ferro al busto
Sta su la poppa affisso
D’Itaca il cavalliero,
Che terror, maestà spira dal viso.
Invidiosa allora
Di corso sì felice
Sirena ingannatrice
Contra la nobil prora
A l’aria sorse e del suo volto ai lampi
Per quegli umidi campi
Arso de l’acque il gielo
Innamorò di sue bellezze il cielo:
Ma più canora intanto
Accompagnò con le bellezze il canto.

Felice chi non disprezza
Bel volto, che l’alme alletta.
La gioia d’un cor perfetta
Va sempre con la bellezza.

Sapete, cos’è mortali
La vita che tanto piace?
È lampo di ciel fugace,
Saetta, che batte l’ali.
Chi saggio non la condisce
Co ’l dolce, ch’Amor dispensa;
Su l’ora, che gioir pensa,
Dolente vi e più languisce.

Nessuno goder si vanti:
È nube la nostra vita,
Che quando par più gradita,
Allor si scioglie in pianti.

Felice chi non disprezza
Bel volto, che l’alme alletta.
La gioia d’un cor perfetta
Va sempre con la bellezza.

Non entri nel vostro petto
Di gloria desir giocondo;
Che grido d’onore al mondo
È nome senza soggetto.

Deh prima, ch’il tempo ingordo
Rapisca degli anni il fiore,
Aprite a le gioie il core,
Ch’a prieghi divien poi sordo.

Se cruda nel suo tormento
Vi tocca la morte avara,
La vita, che v’è più cara,
Veloce si scioglie in vento.

Felice chi non disprezza
Bel volto, che l’alme alletta.
La gioia d’un cor perfetta
Va sempre con la bellezza.

A sì soavi accenti
Che farà di Laerte il figlio invitto?
Di tema il sen trafitto
Sentissi allor quel core,
Che nel più fiero assalto
Vestì l’alma di smalto:
Quel cor, che di Scamandro in su le rive
Contra nemico orgoglio
Sembrò sempre di scoglio:
Teme (chi ’l crederia?) teme quel core
Di due labbra canore.
Ma che non può ragione?
In sì dura tenzone
Per quell’umido regno
Fiati aggiunge a l’aurette e fugge il legno.

Su, su, mortali,
Spiegate l’ali.
Se fallace bellezza il cor vi strugge:
I trionfi d’Amor son di chi fugge.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.96

Scheda a cura di Nadia Amendola
Ultima modifica: