Scheda n. 7674

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

Eolo re de’ venti

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte terza, pp. 66-68

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Io che da fosco e cieco orror fatale. Forma non specificata, Eolo re de' venti

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Per un Prologo.

Io, che da fosco e cieco orror fatale
Di spelonche funeste,
Con spavento mortale
Discioglio a mio voler nembi e tempeste;
Su le penne de’ venti
(Mie falangi volanti)
Dal mio superbo e formidabil regno,
Spirti del bel Sebeto, a voi ne vegno.
Di vendetta bramoso
Contra un servo ribello e fuggitivo
Lascio il mio soglio e qui tra voi mi poso.
Per l’Eolie campagne ubbidiente
In fiero albergo opaco
Geme sotto il mio scettro
Con disdegno orgoglioso
Il tiranno del mare Austro nemboso.
Là tra ceppi di gielo
Per l’alpestre magione
Tranquillator del Cielo
Paventa i cenni miei freddo Aquilone:
E di mia man non sdegna
Entro gli antri più cupi
De le sue furie e de’ suoi sdegni armato
L’antichissimo freno Euro odorato.
Sol fuggitivo errante
Da le guardate e riverite soglie
Contra mie giuste voglie
Zeffiro innamorato
Per l’aperto del ciel l’ali discioglie.
Porta Zeffiro amante
Nel profondo del seno
D’acutissimo strale aperto il core;
E fu l’arcier di sì bel colpo Amore
Amor, ch’in mezo ai fiori
Del leggiadro sembiante
Di Flora attese il bel garzone al varco;
Allor che sotto l’arco
Di due ciglia soavi e trionfanti
Avventò stral di foco,
E da due luci aprì fiumi di pianti.
Io, che bramo al mio regno
Dopo lungo girar d’anni e di lustri
Render con gli altri mei servo sì degno,
Fisso ho sguardo divino
Ne’ fogli di diamante,
Ch’a caratteri d’or segna Destino:
E scorto ho già vicino
Il fortunato e glorioso giorno,
Ch’il mio Zeffiro amante
Per queste rive intorno
Da pudico Imeneo stretto al suo bene
Darà legge a la fuga,
Et il cor, che si duole a le sue pene.
Che tra lacci e catene
Alma, che stretta avvince e imprigiona
D’Urania il casto figlio,
Bel cultor d’Elicona
Tenta invan per fuggir penna e consiglio.
Chi più veloce il piede
Volge a la fuga intento,
Dove giunge Imeneo, va pigro e lento.
Là nel penoso inferno.
Non così grave e faticoso incarco
Porta con duolo eterno
Sisifo doloroso,
Che vie più dura e forte
Non senta entro le gioie un cor festoso
Preme sua libertà nova consorte.
Così lieto mirar il mio cor spera
De lo scettro schernito,
Del mio regno fuggito
La più cruda vendetta e più severa
E non veduto intanto
Per questa spiaggia a tanti amori eletta
Io farò spettator di mia vendetta.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.95

Scheda a cura di Nadia Amendola
Ultima modifica: