Scheda n. 7631

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

La fornace di Babilonia

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte seconda, pp. 91-95

Filigrana

Non rilevata

Note

Testo intonato da Francesco Boccalini

Titolo uniforme

Sparso d'ira in fiamme ardenti. Oratorio, La fornace di Babilonia

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Coro: Sparso d’ira in fiamme ardenti
Frema il mondo ognor più crudo:
Saldo scudo
Fassi il Ciel degl’innocenti.
Tra martiri in duri guai
Alma forte di suol non more mai.

Angelo: Dal regno de’ beati,
Dove tra raggi ardenti
Di se stesso fecondo
Uno e Trino fiammeggia il re del mondo,
Pargoletti innocenti,
Io messaggiero alato a voi ne vegno.
D’ira acceso e di sdegno
Fra le morti d’Assiria arda il tiranno:
Ne le furie spietato
Con non creduto affanno
Crudo aggiunga a l’ardor del petto irato
D’empia fornace ardente
Atra fiamma cocente:
Io ben saprò con l’ale
A vostra vita intento
Aura dolce destare, aura vitale.

Ananaia: Opre tutte, ch’in poc’ore
Azaria: Il Fattore al tempo diè;
Misael: Pronte a gara riverite,
Benedite
Nel suo trono il Re dei Re.
Pre menti e cieli erranti
Benedite
Le sue glorie, i pregi e i vanti.

Anania solo: Spirti eterni, alme beate,
Che portate in giro il sol,
Alternando riverite,
Benedite
Chi di fior coperse il suol.
Fiamme ardenti, atre procelle
Benedite,
Che le sfere empì di stelle.

Anania: Chiaro sole e pura luna
Azaria: Notte bruna e bel seren
Fiammeggiando riverite,
Bendedite
Quei, ch’al mare ha posto il fren.
Nevi algenti e puro foco
Benedite,
Chi fe’ il tutto e non ha loco.

Misael: Ombre cieche e nubi oscure,
Luci pure è chiaro il dì,
Gareggiando riverite,
Benedite,
Chi la terra stabilì.
Molli pioggie, freddo gelo
Benedite
L’alta man, che fece il Cielo.

Azaria: Fiumi, fonti, che d’argento
Ma non lento avete il piè,
Mormorando riverite,
Benedite
La pietà, l’amor, la fè.
Vasti mari, onde correnti
Benedite,
Chi diè legge agli elementi.

Anania: Colli eccelsi e chiari monti,
Azaria: Che le fronti ergete in su
Misael: Adorando riverite,
Benedite
Chi fè ’l tempo e sempre fu.
Molli erbette, vaghi fiori
Benedite
Del Fattor gli alti stupori.

Nabucdonosor: E quale e quale io sento
Tra le fiamme e l’ardore
Lieto suono di canto e di contento!
E quale e quale io sento
Voce di gioia
Uscir da queste
Atre fiamme di duol, fiamme funeste!
Io, ch’idolatra il mondo
Scorgo divoto a terra
Incinar riverente
Su le regie mie chiome
Fra corone gemmate
De le mie glorie e de mie regni il nome:
Io, ch’ai lucidi lampi
De l’immortal mio scettro
Sovra soglio d’elettro
Spero calcar de l’ampio Ciel i campi;
Vincitor soffrirò,
Che fanciulli nocenti
Osino irriverenti
Calpestar le mie glorie, i miei trofei!
No ’l soffrirò no, no.
Con memorandi essempi
Moran, moran pur gli empj.

Ragione: Qual fosco velo
Possente re
Le luci appanna?
Qual folle zelo
Di vana fè
La mente inganna?
Non merta no
Verde età, membra sì tenero
Aspre pene, onde ritornino
Fra le fiamme in poca cenere.

Nabuc: Dunque così schernito,
Disprezzato il mio grido,
Soffrir potrò,
Ch’altri lieto, impunito,
A le mie glorie infido,
Contumace sue voglie
Ad oltraggiarmi avvezzi
E superbo ne goda e me disprezzi?
Ne ’l soffrirò, no, no.
Ben’indegna di scettro è la mia mano,
Se del mio nome offeso
Negletto e vilipeso
Fabricarsi non sa mortal vendetta
Di ruine, di scempj.
Moran, moran pur gli empj.

Ira: No no, non turbi il seno
Possente re
D’importuna ragion folle baleno,
Sovra trono reale aspra vendetta
Sol può tornare in pie’
Vilipeso splendor, gloria negletta:
Morano gli empj ruinosa è senza
La base del timore ogni clemenza.

Ragione: Sconsigliato furore!
Come, o come vaneggia,
Chi di freddo timore
I fondamenti appresta a la sua reggia.
Amor, che dal Ciel viene,
Stabil soglio è del regno e ’n vita il tiene
E quindi poi di fregi
Orna in pace securo il crine ai regi.

Ira: Sconsigliata Ragione!
Chi teme esser temuto,
Mal sostien su la fronte auree corone,
Moran, moran pur gli empj.
Se lieti il foco
Prendono a gioco;
Perch’altri cada
Di sangue tinto
A terra estinto,
Corra la spada.
Di tua gloria negletta
Chi potrà ritardar l’alta vendetta?

Ragione: Folle Sdegno, Ira cieca!
Quella man, che può far, che lenta e tarda
La fiamma altrui non arda,
Ne ’l foco incenerisca;
Far ben potrà,
Ch’il ferro crudo
Su ’l collo ignudo
Intenerisca.

Nabuc: Si, si, vibrate
Ministri il ferro:
Ferite, piagate,
Uccidete, svenate.
Ma dove son? Che miro?
Io vaneggio, io deliro.
Qual d’ignota pietà favilla ardente
Sento, ch’a poco a poco
Di più soave foco
Fa, che splenda mia mente?
Infinita pietate?
Mirate, ohimé, mirate
Tra quelle fiamme ardenti
Dei fanciulli innocenti
Con non creduto zelo
Fatto è compagno il Cielo.
Su su da quelle
Fiamme rubelle
Spirti beati
A l’aura uscite:
Benedite
La pietà, che vi salvò.

Anania: Il tempo instabile
Azaria: Dica il governo
Misael: Di lui, ch’eterno
Invariabile
In ciel si sta.
Con voce amica
Benedica
Del Fattor l’alta pietà.

Nabuc: su su ministri
Ite veloci
Accesi e arsi
A terra sparsi
Caggiano gl’idoli.
Solo s’adori
Nel regno mio
Con giusto zelo
Verace Dio
Il Re del Cielo.

Coro: S’armi d’ira e di spavento
Crudo il mondo a nostro danno
E tiranno
Mova irato ogni tormento:
Spirto puro, anima forte
Ne’ flagelli del duol non trova morte.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.52

Scheda a cura di Nadia Amendola
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