Scheda n. 7622

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

Al Signor Carlo Gualtieri oggi Cardinale. Che l’inimicitie grandi nascono per causa d’amore

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 201-205

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Di menzogne armato il labbro. Forma non specificata, Al Signor Carlo Gualtieri oggi Cardinale. Che l'inimicitie grandi nascono per causa d'amore

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Di menzogne armato il labbro
S’a miei danni
Spirto reo la lingua scioglie;
Se di frodi illustre fabbro,
Con inganni
La mia gioia empio mi toglie;
Come vuoi, che le mie voglie
Non accenda ardor di sdegno?
Come vuoi, che duolo atroce
Di mia voce
Alma rea non faccia segno?
L’ire mie non sia neglette:
Chiede Amor le sue vendette.

Altri me ne la palestra
D’empia in Marte
Chiami irato e mi disfide:
Stringa pur barbara destra
Con nov’arte
Nel mio fianco armi omicide:
Se dal petto il cor divide,
Se per via sparsa di sangue
Nel mio seno apre le porte
D’atra morte
Al pie’ freddo, al volto essangue;
Ombra sciolta, spirto ignudo
Fia nemico allor men crudo.

Se talora io nel mio stile
Del mio sole
Risonar feci il bel nome,
Lo sa Clio, che don gentile
Portar suole
D’aurei fregi a le sue chiome.
Atra nube or non so come
De begli occhi i puri rai
Improvisa oggi m’oscura
E mia cura
D’adorar fu sempre mai.
Or vuoi tu, che d’ira accese
Non saetti un core offeso?

Polveroso aspro bifolco
Di due tori
Le cervici a un giogo accoppia
E concorde a solco, a solco
Ne’ sudori
Fende il suol l’ardita coppia.
Ma s’amor sue fiamme addoppia
Ne’ feroci; ecco repente
Contumaci il sen, le fronti
Movon pronti,
Arsi il cor di sdegno ardente
E rivali in dura guerra
Scuoton gli assi anche a la terra.

Di qual’ira acceso il petto
Arse allora
Il gran figlio di Peleo,
Ch’il suo bene, il suo diletto,
Lei, ch’adora
Invologli il duce acheo?
Stassi là su ’l lido Egeo
Fiero il volto, irato il ciglio;
Già si spoglia il petto e ’l tergo
De l’usbergo,
Di Scamandro alto periglio.
Pur che Grecia e ’l campo cada,
Otiosa ei vuol sua spada.

Al ferir d’aste nemiche
Quante volte
Fra le stragi e lo spavento
Rimirò falangi amiche
Ir disciolte,
E di Grecia il nome spento.
Nel suo sdegno il cor contento
Gira il ciglio e scorge in pace
Sovra il mar doriche navi
D’armi gravi
Dissipar fiamma vorace
E fumar là su l’arene
Entro i legni Argo e Micene.

Fiera vista a trar bastante
Per gran duolo
La pietà dal petto ai sassi.
Di Patroclo il bel sembiante
Sovra il suolo
Pien di morte ignobil stassi.
L’aurea chioma orribil fassi
Sol di sangue e polve aspersa:
Già d’intorno i campi allaga
La gran piaga
E dal sen l’anima versa:
Soffre Acchille e non l’aita:
Tanto può beltà rapita.

Che fu poi, quando egli scorse
A sue tende
Ritornar Briseide amata?
Formidabile se ’n corse,
Dove splende
Ampio scudo, asta serrata.
Di furor la destra armata
Va del Xanto su la sponda:
Fra gl’incendj il piè raggira:
Morte spira;
E di sangue il piano inonda.
Cade Ettorre e su la sabbia
Divien’esca a l’altrui rabbia.

Duro laccio al piè d’Ettorre
Stringe il fiero,
Et al carro il laccio lega.
D’Ilio afflitto intorno ei corre,
Che severo,
Sprezza il suon di chi lo prega.
Suoi trionfi il carro spiega,
E dolente Ecuba il vede.
S’a miei di de’ l’onda Egea
La gran dea
Genitrice il Ciel non diede:
Qual fia, CARLO, oggi stupore
Che di me trionfi Amore?

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.39

Scheda a cura di Nadia Amendola
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