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Titolo uniforme
Bibliografia
Trascrizione del testo poetico
BARBARE schiere audaci,
Quasi torrente ad inondar’i campi,
Del tiranno de’ Traci
Porta lo sdegno e par che ’l mondo avvampi,
Di tema il sen trafitto
Geme l’Ungaro afflitto
E fra le stragi sbigottito essangue
Mira corerr’al mar fiumi di sangue.
Entro cinto di mura
Ch’alba regale al tuo valore affida,
Tu con provida cura
Sprezzi, GIULIO, il furor di turba infida:
Et or sagace, or forte,
Colo l’Istro di morte,
Sovra l’orride chiome ai vincitori
E resti invitto funestar gli allori.
Da la celeste reggia
Ruotisi a danno altrui più torbid’astro
Valor, ch’arde e fiammeggia,
Sa sprezzar di fortuna disastro.
Virtù, ch’in nobil alma
Posto ha suo nido, è palma,
Che dal suol generosa in mezo a l’onte
Più sublime a le sfere erge la fronte.
Cesse il muro abbattuto
De l’Odrisie falangi, ai fieri assalti.
Ma prigionier temuto
Tu le tue glorie a più bel segno esalti.
Ne l’intrepido volto
Il tuo valore accolto
Scorse Bisanzio e parve ancor tremante
Timido paventare il suo sembiante.
Nobil serto di rime
Movi pur, GESSI, a celebrar tua stella;
Tu, che cigno sublime
Hai d’Elicona il mel ne’ la favella.
A genitor sì chiaro
Diede il Ciel non avaro
Prole colei, ch’eterna man divina
A le tue nozze in terra oggi destina.
De’ paterni retaggi
Piena di gioia il cor gode COSTANZA;
Ma de’ proprj suoi raggi
Egual nutre nel sen gloria e speranza.
Di caduca bellezza
Vane pompe non prezza
E pur sotto leggiadro e nobil velo
Porta negli occhi in due partito un cielo.
Su la fronte lucente
Fa sì ricche ondeggiar tempeste d’oro,
Ch’il sol da l’Oriente
Non aperse già mai più be tesoro.
D’una chioma votiva
Taccia pur Musa Argiva:
Per fregiar di COSTANZA un crine solo
Stella non ha, ch’a tanto basti, il Polo.
Ma di beltà, che vale
Fregio, ch’in bella gota al Ciel si mostri?
Dove rapida l’ale
Spiega l’età; mancano i gigli e gli ostri.
Contra il girar degli anni
Fra gl’oltraggi e gli affanni
Di quel Veglio, ch’il suol preme e divora;
Ne’ suoi pregi virtù non si scolora.
A sì vivo fulgore
Gira il guardo Costanza e se ’n appaga,
Vero lampo d’onore
Sa lodato nudrir palma più vaga.
Quindi con pure voglie
Del cor sovra le soglie
Pudicitia, onestà sue schiere accampa
E bel desir, che sol di fama avvampa.
Se di cetra festosa
Al dolce suon move danzando il piede;
Se la mano ingegnosa
Su le tele trattar l’ago si vede;
O s’avvien che la lingua
Ragion formi, o distingua;
La man, la lingua, il piede, il mondo ammira.
Oh fortunato chi per lei sospira!
BERLINGIERO, che tardi?
Usa tu la tua sorte, amore, il Fato,
Al sol di sì bei guardi
Diede solo al tuo cor d’arder beato.
Cinto d’aurea corona
Da’ colli d’Elicona
Scenda d’Urania il figlio e di sua face
Desti omai nel tuo sen fiamma vivace.
De’ tuoi sacri Imenei
Oh qual mi detta Apollo alte venture!
Dolci d’amor trofei
Aprono il ciel per te stelle più pure.
Non sia l’augurio in vano:
Fra gli ostri in Vaticano
Speme novella rifiorir vegg’io
E rinovar le glorie al tuo gran zio.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.37
Scheda a cura di Nadia Amendola