Scheda n. 7614

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

Che la bellezza ancorché sia crudele, quando è virtuosa, si deve lodare

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 160-165

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Lungo le rive amene. Forma non specificata, Che la bellezza ancorché sia crudele, quando è virtuosa, si deve lodare

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Lungo le rive amene
Del frondoso Elicona, ove a la gloria
Nutre palme Ippocrene
E corona d’eroi l’alta memoria;
Da l’eburnea faretra
Coronata d’alloro
Scelsi saetta d’oro
Da far volar su l’Etra:
E perché de l’età gli oltraggi dome,
Presi a scolpirvi di LEONORA il nome.

Scelsi allor di mia mano
Di sue glorie divine il fior più bello
E con pregio sovrano
Era già del mio stral segno novello.
Già de’ puri suoi canti
La soave armonia
Su le mie labra udia
Risonare i suoi vanti:
Di sua chiara beltà, ch’accende ogn’alma,
Già ne’ miei carmi al Ciel s’ergea la palma.

Quando sdegnata Euterpe
Rapida a me se ’n corre e mi ragiona.
E pur nel cor ti serpe
Per Leonora desio d’altra corona?
Degno è ben suo splendore,
Che di que’ lampi ardenti
Orni Febo gli accenti
E le tue rime onore:
Ma beltà, che ne’ pianto il petto indura;
Nostro plettro quassù cantar non cura.

Tu di dolce vaghezza
Vai lusingando a più bell’opra i seno;
Perché fior di bellezza
Sprezzi eterno di morte atro veleno:
Ella di gielo e smalto
Veste un’alma di scoglio:
Di pietà, di cordoglio
Per te non cura assalto.
Or va cigno infelice, impetra in sorte
Aure di vita a chi ti spigne a morte.

E che giova dal labbro
Scioglier voce soave e lusinghiera;
S’in cor selvaggio e scabbro
Chiude (chi ’l crederia?) voglie di fera?
Che val serene e belle
Con industre consiglio
Sotto l’arco del ciglio
Far trionfar le stelle;
Se crudele congiunge in vivo laccio
A due luci di foco un cor di ghiaccio?

S’alto desir l’accende,
Che su le penne oltre le vie del sole
Puro raggio, che splende
Ne’ suoi begli occhi, luminoso vole;
Di cortese pietate
Vivace fiamma ardente
Di sua rigida mente
Scaldi voglie gelate.
Un bel sen, ch’ad Amor sede ha concesso,
Fra le glorie tacer non sa Permesso.

Quel dì, che stanco il piede
Il sommo re de l’immortal Parnaso,
Quando a seguir si diede
Beltà, ch’in un alloro ebbe l’Occaso;
Su le Pierie sponde
Quasi novo trofeo,
De’ campi di Peneo
Verdeggiaron le fronde.
Legge fu scritta là tra le querele:
Non si canti in Castalio alma crudele.

Pur se fastosa in tanto
Vie più superba a suoi rigori applaude,
E d’Eliconio canto
Per te crudel voce non prezza o laude;
Agli accenti divini de l’italico Omero,
Il nobil ciglio altero
Almen cortese inchini
E vedrà, come ingrate anime crude
Fiera tormenti acherontea palude.

Al gran duce Britanno,
Cui fu dato mirar l’onda di Stige
Narra Lidia l’affanno,
Che ne’ regni di Pluto i lumi afflige.
Barbara discortese
Del cavallier di Tracia
La fè con folle audacia
L’empia già vilipese
Et a morte sprezzò cinta di sdegno
Chi le diede l’onor, la vita, il regno.

Ma d’alate saette
Arma la destra a pro de’ giusti il Cielo:
Che di là su vendette
Porta irato sugli empi orrido telo.
De le Tenarie soglie
Tra cieche ombre funeste
Del suo schernito Alceste
Placa Lidia le doglie.
Dannata al fum, d’atre stille amare
In sen forma co ’l pianto eterno un mare.

Queste le voci furo,
Che maestosa Euterpe in me disciolse:
Indi per l’aer puro
Turbato altrove il nobil pie’ rivolse.
Io de la cetra allora
Il sen non disarmai;
Ma costante giurai;
Che risonar LEONORA
Udran solo d’intorno i gioghi Ascrei:
Bel tributo a virtù son gl’inni miei.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.31

Scheda a cura di Nadia Amendola
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