Scheda n. 7612

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

Che l’inverno non è tempo di villeggiare

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 152-155

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Odi. Poiché tua voglia. Forma non specificata, Che l'inverno non è tempo di villeggiare

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

ODI. Poiché tua voglia
Portar brama LEONORA il piede altrove
E te punto non move
Dolce priego, ch’intorno il Tebro scioglia:
Or ch’il mondo si spoglia
Del verde manto, che per man gentile
Seppe tessergli aprile;
Tra i rigori del verno orrido e fosco
E vil teatro a tue bellezze il bosco.

Allor, che primavera
Fa di smeraldo ai fior cuna odorata,
E d’amore impiagata
Colma di fiamme il sen gode ogni fera;
Allor, che lusinghiera
Il crin di rose inghirlandata Flora,
Zeffiro s’innamora;
Allor, che lieto il Cielo è più giocondo,
Esca il tuo volto e innamori il mondo.

Mira d’intorno, come
Sparse di neve al Cielo alzan le fronti
Fatti canuti i monti
E già spiegan per tutto ispide chiome.
Di sì gelide some
Gemer gravi le selve ancor non senti?
Ma che? tu non paventi;
Perché speri, dovunque il guardo scocchi,
Primavera portar co’ tuoi begli occhi.

Amoroso consiglio
Senti, che già di Tracia ermo soggiorno
Lascia Borea e d’intorno
Freme carco di gelo il petto e ’l ciglio.
Teme l’aspro periglio
L’onda, cui spesso al pie’ rigido il ghiaccio
Ordì catena e laccio:
Ma forse tu prendi sue furie a gioco,
Perch’hai nel volto a tua difesa il foco.

Quanto è Borea crudele
De le selve e de’ nembi aspro tiranno!
Contra suo fiero inganno
Petto non è, che non si turbi o gele.
Sprezza pianti e querele:
Che pietate non cura anima algente.
Grecia cantar sovente
Udì sue frodi: e se le sparge oblio;
Odi quel, che ne conta oggi mia Clio.

De le Cecropie mura
Per sovrana beltà se ’n gia fastosa
Verginella amorosa
Del faretrato Dio delitia e cura.
Ogni bellezza oscura:
Sotto l’arco del ciglio ardean serene
Di faville ripiene
Due chiare luci, che ridenti e belle
Eran due soli o un sol partito in stelle.

Su ’l candor de le gote
Bruno scendea, ma inanellato il crine,
Ch’a l’aure matutine
Un dolce ventilar lo sferza e scote.
Con che Eritree divote
Mandar le perle ad arrichir la gola,
Fregio, ch’al Ciel se ’n vola.
Sparsi di bei zaffiri e di diamanti
Da l’orecchie pendean cerchi tremanti.

Tela contesta d’oro
Che pretiosa in un verdeggia e splende,
L’adorna sì; ma stende
Oltre il ginocchio appena il suo tesoro.
Di fiorito lavoro
Ricco cinto e gentil fea zona al fianco,
In bel coturno e bianco,
Cui la neve, che fiocca, il vanto cede,
Iva l’aure sfidando accolto il piede.

Da due sponde di rose,
Che son ricche di perle invece d’onde,
Dolci note gioconde
Fean d’intorno sonar labbra vezzose.
Da cave rupi ascose
Eco destossi a replicar le voci,
Or tremole, or veloci.
A spettacol sì bello, a tanto lume
D’amor Borea gelato arse le piume.

Arso Borea d’amore
Fe’ le grand’ali ventilar su ’l tergo
E dal gelido albergo
Ratto si sciolse, ov’il precorre il core.
Spinto dal suo furore
Rapilla il crudo e di sua preda onusto,
Trionfatore ingiusto,
Di que’ lumi rapiti ai vivi lampi
Tornò di Tracia a serenare i campi.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.29

Scheda a cura di Nadia Amendola
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