Scheda n. 7611

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

Alla Signora Caterina Baroni

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 146-151

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Non è pago il mio core. Forma non specificata, Alla Signora Caterina Baroni

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Non è pago il mio core:
Soffri Apollo, ch’io torni in Elicona
Porti nova corona
Di LEONORA su ’l crin vanto migliore:
Su que’ colli beati,
Cui diè l’onda il Pegaso,
Mia man sacri a virtù fregi odorati.
Fior, che nutre Parnaso,
Fra i rigori del giel non teme Occaso.

Se man divota ancella
Tesse quindi a la gloria un ben monile;
Cede negletta e vile
Qual si nutre nel mar gemma più bella.
De le fiorite spiaggie,
Assise in guardia stanno
Con arco d’or canore dive e saggie,
Che del tempo tiranno
San da lunge fugar l’ira e l’inganno.

Ma di qual piaggia aprica
S’offrono a la mia mente i primi fiori,
Perché divoto onori
Coronata di rai fronte pudica?
Sovra l’onde fragose
Del mar aspro sonante
Fra le tempeste il piede oggi si pose.
Là tra nembi costante
Fia, che palme d’onor coglier mi vante.

Colmo già di tesoro
Se ’n gia di Lesbo glorioso il cigno:
Che non sempre maligno
Scote il Fato qua giù sacrato alloro.
Già par che tutto avvampi
Di focoso desio
Per ricalcar di Mitilene i campi
Quelle spiagge, ove aprio
Altri le luci al sol, non tocca oblio.

Da le rive, ch’inonda
Del bel Galeso tortuoso il piede,
Aura soave il chiede
Già del placido Ionio a solcar l’onda.
Sotto Cielo sereno
Tranquilli fiati e lieti
Emplon de lini flessuoso il seno.
Serban l’onde di Teti
Anche a pro di virtù fede agli abeti.

Ma che? dove Arione,
Dove ti porta d’empia prora il volo?
O quai nembi di duolo
Al tuo lieto camin fortuna oppone.
Da l’Eolia foresta
Cruda già non si sferra
Congiurata a tuoi danni atra tempesta:
Per te prepara e serra
Su la nave empio cor più fiera guerra.

L’empio nocchiero infido,
Che (spergiuro) de l’oro al primo lume
Arse a la fè le piume,
Quando la poppa in mar sciolse dal lido;
Stringe ferro omicida
E con barbare note
(Perfido= l’infelice a morte sfida.
Già par, ch’il brando ruote.
Sacra fame d’avere e che non puote?

Or va: sciogli dal grembo
Armi di sdegno
A fulminar fortuna,
Perch’in te non aduna
De’ suoi tesori pretioso un nembo.
Mira, chi ti sommerge?
Del mar nel più profondo
Te spinge l’oro e te solleva e erge
Con sembiante giocondo
Virtù, ch’eterna empie di luce il mondo.

Per dubbioso periglio
Coraggioso valor non si spaventa.
Quando suoi sdegni avventa
Cieco il Fato; più chiaro inalza il ciglio
Che su l’aurata cetra
Sciogli a canori accenti,
Moribondo Arion da l’empio impetra.
Al dolce canto intenti
Pianser gli scogli e sospiraro i venti.

Con magnanimo ardire,
Poi ch’in un cor la cetra il labro tacque;
Precipitò ne l’acque.
Sprezza cor generoso il suo morire.
Ma no ’l soffriste, o Dive:
Per l’ondoso camino,
Vostra mercé, sovra l’Etolie rive
Di pietoso delfino
Su le terga il guidò servo il destino.

Ma rintracciar che vale
D’Argivo canto o bella Euterpe i pregi,
Se con lucidi fregi
Di Leonora più su la gloria or sale?
Di più crude procelle
E nostro petto il campo;
Son tempeste di duol voglie rubelle,
Che di ragione il lampo
Fugato, altrui negan soccorso o scampo.

E pur se mai da’ labbri,
Su per lo cielo a saettar LEONORA
Prende voce canora,
Cui dan fiato vital rose e cinabbri;
D’atre cure mordaci,
D’aspri tormenti e fieri,
Che flagellano il sen, mostri voraci,
Di noiosi pensieri
Dissipati se ’n van nembi severi.

Non sia, chi ree di morte
Osi più di chiamar dolci sirene:
Per le latine arene
Già LEONORA per te cangiato han sorte
Stupido il mondo ammira
Senza tema di pianto
Tue sovrane bellezze e ne sospira.
Scorge il te con bel vanto
Pudico il volto e innocente il canto.

Ma di qual fiume o mare
Te sirena faranno oggi mie rime?
Forse sia, ch’io sublime
Dal Mincio a tanto onor l’onde più chiare,
Perch’amica fortuna
In sorte ivi ha concesso
Co ’l gran cigno di Manto a te la cuna?
Per Sebeto in Permesso
Forse di fama io novi carmi intesso?

Sacri cigni febei,
Cui su ’l Tebro distilla auree rugiade
NUBE, che dal ciel cade;
D’offra del vostro mar l’onda a costei.
D’armoniose e liete
Voci dono dovuto
Al suo canto immortal voi, voi rendete.
Glorioso tributo!
Ippocrene a virtù non è mai muto.

E tu, che pur sovente
Tratti con man gentil plettro Dirceo,
Di rime un bel trofeo
Negherai dunque a tanta gloria ardente?
Di pretiosi inchiostri
Spargi candido foglio
CATERINA e vedrai d’invidi mostri
Abbattuto l’orgoglio,
Trionfante LEONORA in Campidoglio.

Da contrade Amiclee
De’ Tindaridi eroi l’alta memoria
Per sentiero di gloria
Alzin d’intorno pur le Muse achee:
Ch’a voi, coppia, felice,
Belle sirene e pure,
Altre pompe, altre lodi il Ciel predice.
Per voi sparse di cure
Miro Saffo e Corinna in Pindo oscure.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.28

Scheda a cura di Nadia Amendola
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