Scheda n. 7606

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

All’Eccellentissima Signora Principessa Pamphilia spettatrice del corso delle lance, fatto dal Signor Prencipe don Camillo Pamphilio suo marito per la Signora Duchessa dell’Infantado in Roma

Presentazione

Legami a persone

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 124-127

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Se di Marte campione. Forma non specificata, All'Eccellentissima Signora Principessa Pamphilia spettatrice del corso delle lance. Fatto dal Signor Prencipe don Camillo Pamphilio suo marito per la Signora Duchessa dell'Infantado in Roma

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Strofe prima:
Se di Marte campione
A feroce destrier premendo il dorso
Ratto spingerlo al corso
A me non lice in glorioso agone;
Se de’ più forti in schiera
Di ferite maestra
Grave d’asta guerriera
Io non movo la destra;
Per te DONNA sublime, oggi in Parnaso
Farò, che per lo Ciel voli il Pegaso.

Antistrofe prima:
Tra faville di gloria
In teatro men fiero e più giocondo
Vegga divoto il mondo
Del tuo nome immortal l’alta memoria.
Chi ha di mirar vaghezza,
Come pudica avvampi
Non caduca bellezza
Di duo begli occhi ai lampi;
Nel tuo volto sereno il guardo affissi
E vedrà un sol che mai non soffre ecclissi.

Epodo primo:
Chi pria, che sciolto dal mortal suo velo
Brama i concenti de l’eteree rote;
Senta tue saggie note
E vedrà ne’ tuoi labri accolto un Cielo;
Cielo, ov’il Cielo espresso
Ha voluto se stesso
E ’l parlar di là su; ch’in tali accenti
Parlan, se parlan mai, l’eteree menti.

Strofe seconda:
Qual sia puro intelletto
Che di poggiar a sì bel Ciel presuma?
Non giunge debol piuma,
Dove ha gloria immortal l’albergo eletto.
Nel tuo petto innocente
Valor splende e riluce,
Che qual novo Oriente
Il mondo empie di luce
E può degl’anni e de l’invidia a scherno,
Far ch’il tuo nome altrui fiammeggi eterno.

Antistrofe seconda:
Ma splendori sì chiari
Troppo degli onor tuoi vasto è l’arringo:
Forse sia meglio, ch’a tacere imparo.
Ma tacer non degg’io,
Ch’entro virgineo coro
Fregia castalio rio
Le tue chiome d’alloro;
Qualor chiara fra cigni in mezo agli ostri
Verghi le carte e fai splender gl’inchiostri.

Epodo ultimo:
Ma dove corro? e chi svelar presume
D’un abisso di luce i raggi ardenti?
Qui son muti gli accenti
E perde Euterpe a tanti rai le piume.
Odi pria di mia mano
Del gran carro sovrano
Regger gli orbi oserei, che de’ tuoi rasiri
Tentar il peso, o lo splendor degli Asiri.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.23

Scheda a cura di Nadia Amendola
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